Classe 2003, poliedrico ed affamato: non solo in fatto di gol. Questo è il profilo che il giovane Dimo Krastev ha avuto modo di presentare sin dal marzo del 2019 a tutti i tifosi della Fiorentina: dal primo giorno in cui mise piede a Firenze. In poco tempo, Dimo ha scalato tutte le categorie giovanili (ad oggi con 46 presenze, 5 gol e 2 assist all’attivo) per poi aggregarsi in pianta stabile alla Primavera gigliata, puntando dritto, ovviamente, verso la prima squadra. Dall’allenatore - amico Alberto Aquilani passando per il professore Vincenzo Italiano sta imparando tanto e lo ha potuto raccontare in esclusiva ai nostri microfoni di FiorentinaUno.com nel corso di una piacevole chiacchierata.

Parliamo del giovane Dimo Krastev arrivato a Firenze nel 2019. Qual è stato l'impatto iniziale con la città?
 
 “Arrivai a marzo di quell’anno. La prima cosa difficile fu imparare la lingua italiana per comunicare con i miei compagni di squadra. Dal primo giorno d’allenamento, infatti, dovetti subito fare i conti con l’italiano per potere comunicare sul campo con i miei compagni e lo staff. Loro sono stati molto bravi e pazienti ad insegnarmelo. E mi hanno anche mostrato moltissimi posti carini qui a Firenze”.
 
Cosa ti piace fare nel tempo libero? Vai al cinema, ti piace leggere… Insomma, raccontaci un po' di te.
 
 “Mi piace andare in giro a fare passeggiate insieme ai miei compagni. Nel tempo libero, a volte, restiamo a casa e giochiamo alla PlayStation, principalmente a FIFA. Siamo tutti bravi, anche nella modalità ‘FUT Weekend League’. Un mio compagno riesce sempre a qualificarsi ed io gioco con lui nel fine settimana. Per quanto riguarda la lettura di recente ho preso anche l’ultimo libro di Zlatan Ibrahimovic – dal titolo ‘ Adrenalina ’, ndr - e quando posso lo leggo. E’ un modello per me, mi ispiro tanto a lui. Mi piace anche quando racconta la sua storia, di come è cresciuto nel mondo del calcio sin da quando era un ragazzino come me“.


Entriamo nella tua sfera più intima. Sei fidanzato? Ti piacciono le ragazze italiane?
 
 “Sono fidanzato da poco a dire il vero – sorride, ndr. Con una ragazza che però non è italiana".
 
Quale piatto tipico di Firenze ti piace di più? E il tuo piatto preferito in generale, invece?
 
 “Guarda, è al tempo stesso il piatto di Firenze che mi piace di più ed anche il mio preferito in assoluto: la ‘ bistecca alla Fiorentina ‘. Dal primo giorno che sono arrivato qui a Firenze. Il mio procuratore mi portò in un posto per assaggiarla e mi piacque subito molto. Dopo le partite a volte riesco anche a finirne una intera, in generale ne lascio giusto un po’ dai – ride, ndr“.


Torniamo sul campo, sei reduce da una Supercoppa vinta da protagonista con la Primavera ad Empoli, segnando anche un gol importantissimo. Raccontaci le tue sensazioni.
 
 “Prima della partita ero abbastanza sereno, perché ne avevo già giocata un’altra con i miei compagni dove, purtroppo, avevamo perso. L’esperienza, dunque, mi ha aiutato tantissimo, ha dato una mano a tutti noi. Eravamo molto carichi e volevamo vincerla a tutti i costi. Purtroppo, abbiamo preso quei primi due gol iniziali che ci hanno messo un po’ in difficoltà. Ma nel secondo tempo siamo riusciti a fare girare meglio la palla ed a servire più volte i nostri compagni davanti la porta. E’ stata una rimonta incredibile, ma purtroppo abbiamo preso quel gol all’ultimo minuto del secondo tempo supplementare. Non volevamo mollare ed ai rigori siamo riusciti a portare quella coppa a Firenze. Mancava da tanto. Mi sono anche fatto male dopo avere segnato il gol del momentaneo 3-2…“.

Cioè? Cosa ti è successo?

“Dopo avere segnato sono andato ad esultare insieme a tutti i miei compagni all’angolo più vicino. Mi sono venuti tutti addosso e non riuscivo nemmeno a respirare perché tutti mi stringevano. In quel momento non riuscivo a crederci a cosa stesse succedendo. C’era Andrei che da dietro mi aveva bloccato e nella gioia del momento mi dava dei pugni, guarda… Ti giuro ero arrabbiatissimo, me la sono presa anche con lui. Alla fine, però, è andato tutto bene, dai – ride, ndr”.


Quanto ha inciso il mister Aquilani nella tua crescita?
 
 “Quello che mi ha sorpreso di lui, dai primi giorni che lo conobbi, è la sua sicurezza, non ha paura di metterti in campo anche se sei il più giovane di tutti. Come capitò a me nella finale di Coppa Italia contro l’Hellas Verona. Mi schierò tra i titolari, rimasi sbalordito. Premiò il duro lavoro che misi a segno durante le settimane precedenti. Da tre anni abbiamo un rapporto bellissimo, lo ringrazio tanto per quello che ha fatto per me. Sia come allenatore che come persona in generale mi ha aiutato tantissimo. E’ un amico, posso parlare di tutto con lui. E’ stato un grandissimo centrocampista in passato ed io cerco sempre di prendere degli spunti da lui giorno dopo giorno“.
 
Giochi spesso da mediano, a volte da mezzala trequartista, arrivi anche a coprire il ruolo di difensore centrale. Ma Krastev dov'è che si sente più a proprio agio in mezzo al campo?
 
 “Ho fatto tanti ruoli e mi piace questo, a dire il vero. E’ una cosa in più per me. Quando la squadra si trova in difficoltà posso coprire più ruoli, dove meglio serve. Adesso nel calcio moderno cercano tutti questi tipi di calciatori, duttili, che possono essere impiegati in più ruoli. Ma se proprio dovessi scegliere, a me piace molto giocare in mezzo al campo come centrocampista, mi piace avere la palla tra i piedi, mi diverte di più. Piano piano sto imparando meglio anche a fare il difensore centrale, ci sono tante cose che non avevo mai fatto e nelle quali devo migliorare ancora parecchio: è un ruolo che non escludo nemmeno per il futuro“.


Com'è stato lavorare con Italiano? Cosa ti chiedeva nel lavoro svolto a Moena in particolare?  
 
 “Mi ha aiutato tantissimo. Anche lui è stato un centrocampista forte. Mi piace la sua carica, la sua energia. Dal primo giorno che era arrivato ci ha subito messo in chiaro cosa volesse da tutti: avere il maggior possesso palla possibile. Fare tantissimi gol, ne vuole almeno tre o quattro a partita. E quando senti il tuo allenatore dire certe cose, ti carica tanto. Vuole attaccare sempre e non ha paura di difendere. Il suo gioco fa divertire tanto. E tutte quelle cose che ha detto quel primo giorno alla lunga stanno pagando. Sia per lui che per la società. Adesso stanno portando avanti la stagione alla grande e divertendosi molto in campo: si vede. Durante il ritiro non c’erano tanti centrocampisti nel mio ruolo, c’eravamo solo io e Bianco perché alcuni erano impegnati in Copa America. Cercavo di rubare tanto da Bonaventura, da Duncan. Ma anche da Milenkovic, da Igor. Essendo interessato anche al ruolo di difensore centrale, studiavo anche loro“.
 
Hai appena firmato il rinnovo fino al 2024, con opzione per altri due anni. Ti senti pronto per stare in pianta stabile in prima squadra? Qual è il tuo obiettivo per i prossimi due anni?
 
“Il mio obiettivo, adesso, è fare bene con la Primavera. Qualificarci per i playoff e vincere il campionato, la Coppa Italia. Vogliamo fare bene in tutte le competizioni che disputiamo. Voglio dimostrare di fare bene durante tutta la stagione per poi riuscire ad arrivare in prima squadra. Lo staff ci viene sempre a guardare quando giochiamo con la Primavera, per noi è uno stimolo in più. Siamo sempre sul pezzo. Il mio sogno più grande, da quando sono arrivato qua, è quello di arrivare in prima squadra e rimanerci. Spero di meritarlo il prima possibile. Contro il Benevento l’altra sera l’ha fatto Bianco e sono stato felice per lui. Lavoriamo per quello". 

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