MILENKOVIC, "I tifosi mi danno emozione. Nonostante i momenti difficili penso positivo"
ACF Fiorentina, ha pubblicato sui suoi canali ufficiali, una lunga intervista al difensore Nikola Milenkovic, che ha affrontato diversi argomenti, parlando ai microfoni del club. Queste le sue parole:
Cresciuto a Belgrado, dal Partizan alla Fiorentina. Amante di Firenze, della sua storia e della cultura. Nikola Milenkovic si racconta, tra sacrifici e mentalità, per essere calciatore e non solo.
LA PRESSIONE E IL PUBBLICO
"Al Partizan si lotta sempre per il titolo, ogni sconfitta è sofferta. C’è molta delusione se si perde. Come alla Fiorentina. I giocatori sono abituati alla pressione, nel calcio c’è tanta pressione. Quello che uno deve fare è dimenticare la pressione e ricordarsi perché ha cominciato a giocare a calcio, perché ama il calcio e si diverte giocando, con quella passione che lo ha portato in quella direzione. Scendere in campo non pensando alla pressione, ma per giocare a calcio. Giocare a calcio è divertirsi in campo. Il pubblico mi carica. Nel bene e nel male. Mi carica sempre, sia che siano applausi o che siano fischi. Se sono applausi vado a duemila all’ora, se mi fischiano mi caricano per dare il 200%. Ci sono persone che soffrono di più la pressione, nel calcio come in qualsiasi altro settore. E’ importante gestire la pressione ed essere coscienti di fare uno dei più bei lavori del mondo".L’ARRIVO ALLA FIORENTINA
"Arrivare alla Fiorentina per me è stato un passo grandissimo. Ho fatto solo una stagione e mezza in prima squadra al Partizan e poi sono venuto alla Fiorentina. La differenza tra il campionato serbo e quello italiano è tantissima. All’inizio ho cercato di adattarmi il prima possibile: i primi mesi sono stati i più duri. Io penso solo al campo. Dedico tutto me stesso a ciò che faccio, al calcio. Ho dato tutto per adattarmi il più velocemente possibile, e dare tutto fin dall’inizio. Volevo fare presto per essere pronto a giocare, per essere in lotta per un posto da titolare. Non volevo che gli altri mi guardassero come il ragazzino giovane: ‘è arrivato, tranquilli, c’è tempo, prima o poi esprime le sue qualità’. Io volevo subito mettermi il più velocemente possibile a disposizione per giocare. Dopo tre mesi, a dicembre, ho fatto il mio debutto con Stefano Pioli, a Cagliari, nella vittoria per 1-0. E’ stata una cosa incredibile per me. E’ stata una sorpresa. Ero sempre in panchina, e quel giorno non sapevo che avrei giocato. Poco prima della partita German Pezzella ha avuto qualche problema, ma tutti pensavamo che giocasse. Poi dopo pranzo il mister mi ha detto che credeva in me e che avrei giocato. E’ stata una sorpresa per me, ma mi allenavo sempre al massimo ed ero pronto nel caso in cui mi capitasse quella situazione. Mi sono fatto trovare pronto".LA FIORENTINA
"Ci sono stati molti momenti belli personalmente alla Fiorentina, anche se poi su quattro stagioni, tre sono state difficili. Sicuramente il mio debutto è stato uno dei momenti più belli. Poi la vittoria per 3-0 contro la Juventus all’Allianz Stadium, è stata molto emozionante per tutti noi. Il momento più brutto è sicuramente la morte di Davide. Abbiamo sofferto tutti tantissimo. Sono state stagioni difficili, tranne la mia prima a Firenze. Abbiamo fatto un percorso non previsto e più faticoso di quanto ci immaginavano. Quest’anno ci ritroviamo coinvolti nelle zone basse della classifica... Ogni calciatore vorrebbe lottare per l’Europa. Tanti momenti sono stati difficili, ma mi ricordo i momenti belli e porto con me i momenti positivi. Non voglio pensare alla negatività. Ogni mio gol è un’emozione incredibile, ogni stadio pieno è un’emozione per me. Quando vedo i tifosi appassionati come i tifosi Viola mi dà tanta emozione. Il calcio si gioca per i tifosi. Ogni volta che lo stadio è pieno è emozionante per ogni giocatore. Ogni mio intervento, ogni gol è una grande emozione. Posso solo dire un enorme grazie a tutto quello che mi hanno dato questa città, questa società, questi tifosi. Qui alla Fiorentina sono diventato un uomo. La Fiorentina mi ha accolto dal primo giorno come se fossi sempre stato qui e mi ha fatto crescere tantissimo. Mi sento molto cresciuto sia a livello mentale che da calciatore".ESSERE CALCIATORE
"In generale, dedico tanto tempo al calcio. Dopo l’allenamento ho gli allenamenti individuali, poi la palestra, poi penso sempre a recuperare al meglio. Come è importante il lavoro è importante il recupero. Dedico tantissimo tempo al mio corpo, perché voglio sfruttare il mio corpo al 100%. Non mi è mai interessato bere o fumare, ad esempio, quindi non mi pesa rinunciarci. Voglio il massimo dal mio corpo, e quindi lo devo trattare in modo che renda al massimo".FIRENZE E LA STORIA
"Mi piace molto Firenze come città perché c’è tanta storia. Sono stato due volte agli Uffizi con la visita guidata per farmi spiegare le opere d’arte. Sono stato a Palazzo Pitti e al Giardino di Boboli, e tanti altri bellissimi posti, sempre con la spiegazione di una guida. Mi piace conoscere il posto dove vivo, e volevo approfondire questa cosa. Per migliorare il mio vocabolario italiano ed imparare nuove parole ho guardato film e documentari in italiano, e ho iniziato a leggere in italiano e libri sull’Italia. Mi piace conoscere la storia d’Italia. Mi piace stare qui, e per questo voglio rispettare questa cultura e saperne di più sull’Italia e su Firenze".CONSIGLI PER UN GIOVANE CALCIATORE
"Non ho mai conosciuto Vidic personalmente, e non ci ho mai provato finora. Però vorrei conoscerlo (ride, ndr)! E’ stato il mio difensore preferito. Se io fossi Vidic a un giovane Milenkovic direi di non smettere mai di sognare, e ogni giorno devi andare in campo per migliorare. Ogni allenamento devi pensare di voler migliorare oggi. Ogni momento in campo o in palestra devi pensare che sia un’occasione per migliorare, con quel pensiero devi andare al centro sportivo ogni giorno e non puoi sbagliare. Non devi perdere un giorno, devi sempre imparare qualcosa di nuovo al centro sportivo. Da ogni giocatore di esperienza, di qualità, da ogni campione ho preso qualcosa. E’ importante imparare dagli altri. La mentalità del campione, come ad esempio Franck, come si comporta in campo e fuori, lo vedi il motivo per cui è stato tanto tempo a quei livelli: diventa chiaro. C’è tanto da imparare da tanti giocatori con cui sono stato in questi anni. Devi credere in te stesso. E’ una cosa molto importante. Se tu non credi in te stesso, nessuno crederà in te. Non smettere mai di sognare, ogni tanto i sogni diventano realtà".NIKOLA ALLENATORE?
"E’ difficile dire cosa farò. Non posso cambiare il passato, né conoscere il futuro: è importante vivere nel presente. Ora faccio quello che amo di più, il lavoro più bello del mondo, gioco a calcio. Voglio godermelo e divertirmi. Sicuramente da calciatore ti passa nella testa di pensare di poter allenare in futuro. Ogni giorno sei in campo, spesso guardi video dal tuo allenatore, e pensi anche a come faresti tu. Ma non so cosa capiterà, non so quando smetterò. Quando arriverà il momento ci penserò".
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