Foto di Giacomo Morini ©
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Una lunga, toccante ed emozionante lettera è stata scritta dal centrocampista viola Lucas Torreira e pubblicata sul portale di Cronache di Spogliatoio. Dall'infanzia sino all'attuale momento vissuto a Firenze, l'uruguaiano non si risparmia e si racconta a tutto tondo.

In alcuni passaggi della stessa, qui di seguito riproposti, Torreira ammette di avere pensato in passato di smettere con il calcio giocato, raccontando anche del rapporto fraterno con il compagno viola Nicolas Gonzalez e dell'opinione su mister Vincenzo Italiano:

Sull'avere pensato al ritiro:

“Mia madre è scomparsa lo scorso marzo, dopo aver combattuto contro il Covid in terapia intensiva. Se n’è andata quando avevo 25 anni. Ero in Spagna, a Madrid, e sono subito tornato in Uruguay. Era un incubo: non volevo più tornare in Europa. Volevo mollare tutto, compreso il calcio, e tornare a Fray Bentos. Chiudermi tra le mie certezze, alzando il muro intorno a me. Da quando sono volato a migliaia di chilometri da casa, non mi sono potuto godere i miei genitori. Ero con la testa davanti al muro. Non riuscivo ad alzarmi dal letto. Mia madre era tutto per me, per i miei fratelli e per mio padre. Io vado avanti per loro, ma soprattutto per lei: era felice quando mi vedeva in campo. Lo ricordo bene. Per questo sono tornato sui miei passi: «Lucas, non puoi mollare», mi ripetevano. Così mi sono fatto forza e sono tornato a Madrid”.

Sul rapporto speciale con Nicolas Gonzalez:

“Non sta zitto un attimo, a volte cerchiamo il tasto per spegnerlo. Mi chiedo se abbia le pile. Parla tanto e veloce. Noi sudamericani parliamo spagnolo, ma uno spagnolo diverso da quello di Álvaro Odriozola e José María Callejón. Álvaro mi ha detto che capisce meglio l’italiano che lo spagnolo di Nico, e capita che anche io faccia fatica. Siamo sempre insieme, a volte gli dico: «Ma perché paghi l’affitto se sei sempre da me? Lascia la casa e ci dividiamo questa». Più che sfide alla play, la vera gara è su chi prepara meglio il mate. Siamo molti sudamericani, compresi anche Igor e Arthur Cabral: un bel gruppo, nel complesso. Vogliamo il bene della Fiorentina, migliorando giorno dopo giorno”.

Su Vincenzo Italiano: 

“E abbiamo un super allenatore. Negli spogliatoi lo imitiamo, così come imitiamo l’esultanza di Krzysztof Piatek. Facciamo il «pum pum pum», ma il cavallo di battaglia è l’imitazione del mister. Chi è il più bravo? Potrei dire che sono io, ma mi ammazzerebbe. Italiano urla spesso ed è veramente bravo: non può vederci abbassare la guardia. In campo è loco. Abbiamo un grande rapporto e ha la nostra fiducia per permettersi di farci battute. A volte si toglie la giacca di tecnico e diventa compagno di squadra”.

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