Italiano si ispira al gioco olandese. Nella sua tesi per prendere il patentino da allenatore ha usato iniziare ogni pagina con “Undici giocatori muovono la palla”. Il calcio olandese non è teoria o credo o ispirazione, ma filosofia, cioè stile di vita. L’Ajax aveva una squadra formata da ebrei, la dirigenza era ebrea. Questo per far immaginare che cosa subirono durante l'occupazione nazista. E poi dicono che un gioco non abbia nulla di realistico, quando è una simulazione della realtà. Ne fotografa, ne riflette una frazione. Frazione che, presa in sé, è totalmente veritiera. Mitchels, inventore (per come spacciano) del calcio totale, visse il dopoguerra. Fu un vero sognatore del calcio, perché il sognatore è colui che pratica l’immagine. Colui che rende possibile una figura, un pensiero che altrimenti resterebbero astratti e, quindi, immateriali. I sogni sono sostanza sensibile. Italiano non inventa nulla. Deforma il calcio olandese che, ormai, possiamo affermare, abbia perso la sua identità. Tutto il calcio mondiale ha perso la sua identità. Non sa più chi o cosa sia. Si gioca tutti alla solita maniera. Si uccidono e rendono vecchie le antiche e sagge formule del calcio. Si spacciano per novità, mentre sono solo il risultato di una comprensione superficiale o di un giudizio affrettato. Una vera e propria oclocrazia calcistica. Il calcio è un libro. Basta leggerlo. Un po’ come la storia: non serve per non commettere i soliti errori e mantenere un presente “sicuro”, infinito e statico, ma per dare dinamismo, slancio e distruggere, allontanare ciò che ci sta dietro. Insegna a dimenticare, perché è la sua definizione. Tomislav Ivic, è da lui che copiano, ignoranti, i contemporanei allenatori.
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