Perché si canta e suona solo sotto il nome di Ribery?
"Il mio ruolo non si sarebbe dovuto limitare a quello di braccio destro dell’allenatore e di sostegno psicologico per i più giovani, come poi è diventato. Mi sono sentito importante anche così, ma avrei voluto fare di più da calciatore; avrei potuto dare di più alla Fiorentina": queste le dichiarazioni pungenti che Kevin Prince Boateng, oggi in forze al Besiktas, per modo di dire, avrebbe rilasciato ai microfoni di Sportweek. Portando appena sotto l'occhio una bella lente d'ingrandimento, appare palese che il ghanese avrebbe preferito ottenere più minutaggio ed essere impiegato maggiormente, piuttosto che doversi appoggiare a un bastone e dover impersonare il mentore dei giovani viola dispensando pillole di saggezza ed esperienza. Giocatore, mental coach e professore in seconda: un insieme di competenze tra cui solo un campione umile ed esperto saprebbe giostrarsi, senza farle entrare in contatto, o, per antipatia o maggior fame di una rispetto all'altra, in contrasto. I migliori giudici viola sono senz'altro le nuove leve, detentori della fortuna di poter inespertamente stringere la mano di Ribery, da cui la punta che da ormai molti anni vagabonda per l'Europa, potrebbe solo imparare; ecco le parole di Christian Koffi: franco-ivoriano classe 2000, arrivato a Firenze l'1 luglio 2018, che adesso sembrerebbe aver attirato a sé gli occhi delle big della Liga: "E’ stato un sogno vedere Ribery arrivare a Firenze. E’ un piacere allenarsi con lui. E’ umile e bravo con i giovani, è un riferimento. Nonostante l’età ha ancora fame di giocare e vincere." È più che doveroso sottolineare il fatto che il giovane della Primavera riuscì a "beccare" tutti e due gli esperti, allenarsi con entrambi ed entrare in contatto con ambedue le personalità; avrebbe potuto spendere parole su entrambi; il quesito sorge spontaneo: Come mai, accantonando per un secondo i cognomi e i palmarès, si suona, si canta e si balla sotto il solo nome di Franck?Un termine che non è stato ancora esplicitato: professionalità. La chiave di un buona "opinione pubblica-calcistica", sta nell'abilità di proferire poche parole, giuste, essere sempre "reliable": affidabile, sicuro ed in questo caso un tassello sempre considerabile. Certo, l'infortunio ha tenuto il francese lontano dal campo, ma non lontano dallo stadio, dallo spogliatoio, e soprattutto dalla squadra. Nonostante abbia dovuto scalare problemi fisici e una squalifica pesante, è sempre riuscito a ritagliarsi un ingente angolo di simpatia, e mai in "combutta" con altre squadre, in cerca di maggior considerazione e riconoscimenti. Nel punto del cerchio diametralmente opposto a questo, troviamo, non solo il Boa, bensì anche teste calde come Balotelli, che molto probabilmente si sarebbe riconfermato solo un lontano parente di Super Mario, e molto vicino all'ex Sassuolo. Un progetto giovane e nascente necessita una giusta dose d'eterogeneità; un progetto che deve categoricamente riformularsi "vincente", necessita più Ribery e meno Boateng.
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