Quando basta un giorno per volare...
Firenze è una piazza calda. Una piazza che vive, che pulsa di emozioni, che soffre, ma che ama tanto. Ai fiorentini basta poco per innamorarsi, ma anche per odiare, sono passionali, tipi difficili da capire, talvolta testardi e cocciuti ma da sempre innamorati della loro squadra del cuore.
Due anni vissuti male, malissimo. Primo di tutto perché lontano dal Franchi, da quel motore di sentimenti che ogni domenica, sabato, talvolta anche venerdì o lunedì, occupava la settimana. E poi, oltre che viverli sul divano, questi due anni sono stati una catastrofe dal punto di vista calcistico e il tifoso non aveva nemmeno la possibilità di sfogarsi, di poter fischiare, criticare e quelle poche volte applaudire ed esultare. Le emozioni dello stadio sono mancate, ma in un giorno solo tutta Firenze è tornata a brillare. Via Iachini, via molti esuberi, via tutte le nuvole che hanno coperto la città viola. Per una nuvola che se ne va, ecco la luce che illumina. La luce si chiama programmazione, si chiama progetto, si chiama determinazione. E poi un nome, Gennaro Gattuso. Quel “matto” là, che ha viaggiato da Creta, a Palermo, poi Scozia, Pisa, Milano, e infine Napoli. Insomma, ambienti piuttosto caldi e situazioni sempre complesse. E se la Fiorentina fosse la sua culla di tranquillità?
Lo vedremo, ma intanto lasciateci sognare.. Lasciateci volare coi pensieri, con gli acquisti, con le parole che Gattuso riserverà ai suoi giocatore, al carattere che i viola metteranno sin dalle prime amichevoli estive. Moena sarà un gran “urlare” ma Firenze non aspettava altro, non aspettava altro che vedere una squadra col fuoco dentro pronta a combattere in ogni dove. Gattuso avrà la carica di un’intera città, dopo due anni di silenzi, dopo due anni di tanto fumo e poco calcio. E subito un applauso alla società, fortemente criticata per una programmazione non proprio eccelsa, mentre questa volta ha di fatto spiazzato tutti, tutti tranne i diretti interessati sicuri com’erano che Gattuso alla fine cedesse alle loro lusinghe.
Rino, ci sarà tanto da lavorare, ma tu ami questo lavoro. Ami le difficoltà, e prima di tutto ami l’uomo dietro al calciatore. Il tempo sarà dalla tua parte, te lo deve Firenze e te lo deve il pallone. Anzi adesso a Firenze c’è un uomo in più a sorreggerti. È Davide Astori, è quel Murales gigantesco dipinto all’Isolotto che mette i brividi a passarci accanto e chissà che non sia stato il segno che qualcosa di grande sta tornando a Firenze, dove il bel calcio ha sempre trovato zona fertile. Firenze ha voglia di sognare, perché solo chi sogna può volare.
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