Che oggi non sarebbe stata una grande giornata per la Fiorentina si è capito abbastanza presto. Come la squadra avrebbe sopperito alle squalifiche di Pulgar e Castrovilli era già di per sé un bel dilemma. Poi a peggiorare le cose è arrivata la conferenza stampa di ieri e le parole di Montella sulle condizioni di Federico Chiesa, paure confermate dall'assenza del talento viola dalla formazione titolare di questo pomeriggio. A coronare il tutto, neanche il tempo di iniziare la gara contro l'Hellas Verona, e al quarto minuto German Pezzella, dopo un contrasto con Di Carmine, rimedia una gomitata in faccia ed è costretto ad abbandonare il terreno di gioco (dalla società nel post partita la conferma di una frattura allo zigomo che costringerà ad uno stop forzato il difensore viola...quando si dice piovere sul bagnato) Unite tutto questo, e il risultato è la Fiorentina con poche idee, poco dinamismo e poca personalità che esce sconfitta dal match di Verona. Senza punti di riferimento, la barca viola perde la rotta e traballa pesantemente sotto i colpi veneti. I gialloblu creano, corrono, mantengono alta l'intensità per tutta la gara e tengono costantemente in mano il pallino del gioco. A tenere saldo il timone viol nella tempesta prova Bartlomiej Dragowski, unico superstite della deriva gigliata. Al 15' il portiere polacco vola sul tiro dalla distanza di Verre. Al 39' legge benissimo la giocata di Salcedo a liberare in area Faraoni. Resta in piedi, chiude lo specchio in uscita, e dice no al tiro a botta sicura. Al 59' salva ancora sul colpo di testa di Salcedo. Anche il "Drago" alla fine deve però arrendersi.  Al 66' Di Carmine porta in vantaggio i veneti. Bella azione corale iniziata da Faraoni. Il movimento di Salcedo e il velo di Verre liberano l’attaccante solo davanti a al portiere polacco, che questa volta non può nulla. Non bastano i timidi e sporadici tentativi di reazione viola. Finisce 1 a 0 per i padroni di casa. Quello che rimane è la sconfitta, ma soprattutto una squadra che oggi pecca soprattutto di esperienza e personalità, visibilmente intimorita.  Rimane un centrocampo che ha lasciato senza lottare il palcoscenico a Verre, un attacco che, pur con Ribery, scopre un Vlahovic dal promettente avvenire ma ancora troppo acerbo per condividere il peso del reparto offensivo. Scopre una squadra che senza i punti cardine non riesce a ritrovarsi. Quello che rimane, in sostanza, sembra dare ragione ai tanti che lamentano una Fiorentina senza alternative ai titolari. Una macchina che tutto sommato funziona nell'interezza dei suoi componenti, ma perde la bussola non appena la quadra trovata deve per qualche motivo essere messa in discussione. Mancanza di fiducia da parte del resto dei componenti della rosa? Troppe assenze? Troppe persone che non disputavano 90 minuti interi da troppo tempo? Riserve non all'altezza? Una squadra troppo giovane? Queste le voci che si alzano sempre più forti dalla tifoseria, che ha salutato con i fischi l'uscita dal campo dei gigliati. In società, invece, come dichiarato da Pradè nel post partita, le difficoltà di questo gruppo sono attribuite principalmente alla rivoluzione estiva e al poco tempo avuto a disposizione per fare dei giocatori a disposizione di Montella una vera squadra. E anche l'ipotesi di tanto agognati rinforzi a Gennaio sembra essere accolta con freddezza dalla dirigenza. Tutto sommato però gli alibi e le ipotesi lasciano il tempo che trovano. Le motivazioni del tracollo poco importano ai tifosi viola, che dopo l'entusiasmo estivo si aspettano ben altro campionato.  Quello che conta è il campo, il presente, e l'impegno da parte di tutti a rendere la Fiorentina la grande squadra promessa da Commisso nel più breve tempo possibile. E la pazienza, si sa,non è mai troppa in una piazza passionale come Firenze. Ecco perché contro il Lecce la Fiorentina, pur recuperando gli squalificati, in attesa di saperne di più su Chiesa e suoi suoi malesseri, sarà comunque una Fiorentina senza alternative. Questa volta con ben altro significato.    
   
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