Foto di Giacomo Morini ©
Foto di Giacomo Morini ©

Senza parlare di numeri, ma soltanto, e in maniera spedita, delle mosse proposte sul campo del Comunale di Braga dai calciatori viola, andremo ad analizzare quella che è stata, a tutti gli effetti, non la chiave, bensì la causa del risultato finale.

Meglio non chiamarla chiave, perché rappresenta un gergo da usarsi in caso di soluzioni “tattiche” che vadano a dischiudere istanti del match, apparentemente, bloccati. Qui non c'è stato alcun blocco, anzi, la ripetizione mnemonica di schemi, i quali pongono la concentrazione dei calciatori (qui nell'articolo) viola soltanto sull'estetica della produzione di movimenti pre-imposti dal tecnico.

Italiano non ha cambiato e non ha, in generale, agito durante lo sviluppo del match, continuando con un approccio che porta ad essere il mantenimento del ritmo standard l'unico baluardo frapposto tra la salita e la caduta. Ritmo standard che, difatti, considera soltanto quelle distanze apposte dagli schemi, medesimi schemi, (ri)proposti ieri dalla Fiorentina:

1.Marcatura a uomo a tutto campo. E lasciare che la difesa si basi esclusivamente su duelli 1 vs 1, non rappresenta una delle scelte più topiche del mondo calcistico. Soprattutto, perché riduce tutto alla mera tenuta fisica, tralasciando che la minima ricaduta possa essere un macigno psicologico, oltre che schematico. Senza aggiungere a tutto ciò, la confusione (mentale) che l'obbligo di mantenere una linea del campo di pressione e attuare la trappola del fuorigioco portano con sé.

2.Terzini interni a fare i mediani, ma non per aiutare il mediano stesso, cioè Amrabat, nello smistamento delle palle recuperate. No. Anzi, col corpo volto esclusivamente avanti ed un campo visivo limitato alla parte frontale (dunque, non da spalla a spalla) viene quasi a bocciarsi da sola questa posizione raggiunta dai fluidificanti. Posizione che li portava soltanto a guardare una linea degli avanti totalmente schiacciata su quella terza degli avversari portoghesi. Tant'è che il povero Amrabat si ritrovava a dover scendere fin sulla linea dei difensori. Cosa che “sterilizzava” (visto quanto questo termine piaccia alla moltitudine) il possesso palla (in realtà, come spiegato altre volte, questo è possesso (punto), mentre quando il gioco fluisce abbiamo la "manovra").

3.La posizione assunta da Amrabat accresceva la distanza dagli avanti, con conseguente enorme zona vuota formata tra i due reparti. Allora, l'ala si abbassava (es. Gonzalez) che, girata spalle alla porta e pressata, poteva soltanto passare all'indietro; oppure portare la sfera verso il centro del campo, proprio nel momento in cui gli attaccanti avversari (già posti a chiudere gli sbocchi centrali) si alzavano per abbozzare una pressione proprio sul portatore di palla. Quest'ultimo comportamento assunto dalla funzionalità appena citata può essere, sia lezioso (facendo perdere tempo alla manovra e, perciò, aiutando la mutazione in possesso palla) che pericoloso (con possibile perdita della sfera nella via più diretta per far gol).

4.La terza linee clamorosamente stretta. Saponara (anche Gonzalez, seppur più giovane) non ha il passo per fare il fluidificante. Giocare con Biraghi e Venuti stretti (a seconda della fascia attaccata), durante lo svolgersi d'un contropiede avversario che puntava: primo, a convergere nell'enorme spazio vuoto lasciato dalla squadra viola (che qua sotto mostreremo), “stanando” in primis Amrabat e poi Mandragora, e, secondo, a cambiare gioco dall'altra parte, inserendosi alle spalle proprio o di Biraghi o di Venuti.

I numeri non sono quelli realistici (cioè appartenenti ai calciatori), ma servono solo per mostrare le posizioni assunte da questi sul campo

 

Questa l'immagine sopracitata con tutti i movimenti, anch'essi sopracitati, dei 4 punti. Le circostanze del match hanno voluto che il Braga finisse in 10 e che, generalmente, fosse troppo “timido”. Ma nello svolgersi della seconda metà della prima frazione, non appena questa timidezza si è fatta leggermente più labile, i portoghesi hanno subito creato pericoli importanti.

La chiave del match, se volessimo essere pignoli, sarebbe da ascrivere più al campo della psiche che non al campo puramente fisiologico. Campo che ha visto prevalere un'impostazione mentale negativo-passiva degli Arsenalistas, inficiando sulle loro prestazioni fisiche.

Anche contro lo Sporting Lisbona, il Braga ha avuto un calo del genere. Però, bisogna asserire, che, nel caso in cui Del Cerro Grande non avesse optato per il rosso, la partita avrebbe potuto girare diversamente da ambo le parti.

Questa la breve analisi.

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