ROMA, Nazionale: Storie da pagliacci
La Prefettura di Roma ha detto, poi è stato ribadito nel comunicato dalla FIGC, di non aver mai autorizzato i festeggiamenti della Nazionale Italiana nel centro di Roma. Eppure, quello che doveva essere un autobus coperto e anonimo, era una vera e propria carovana da carnevale viareggino. La FIGC si frega quando dice sul bus scoperto: “[…] Preparato preventivamente per ogni evenienza[…]”. Quando qualcosa diventa un mezzo per sopprimere le coscienze. Non ha vinto una nazione, ma undici singoli che hanno rincorso un pallone. Sembra una comica. Tutto costruito. Tutto già pensato prima. E la gente che ci crede. Un vero e proprio trionfo degli idoli sulle coscienze pure. Menomale che il Covid non esiste, vero? O esiste quando serve? Come se fosse un gioco. Sì, un gioco, come tirare un calcio ad un pallone. Restrizioni venute meno. Assembramenti. E, notizia di stamani, i casi di Covid sono aumentati. Forse, invece di “giocare” con le passioni labili e brevi delle masse, bisognerebbe costruire qualcosa di concreto, forte e duraturo. Poi, se la Nazionale di Roberto Mancini rappresenta la rinascita di un’intera nazione, viene qui ancora più rafforzata la tesi secondo cui: sì, è rinato qualcosa e con forza. Ma quel qualcosa e con quella forza che già prima c’era. Non ha cambiato i simboli, rinfresca la memoria ed è perpetua. Il comunicato FIGC appare un racconto epico, nel quale sono narrate le azioni eroiche di patrioti. Orgoglio della nazione Italia. Alla faccia della professionalità e della serietà. Soprattutto, alla faccia della vera funzione di questo organismo sportivo. Organismo sportivo che dovrebbe sottostare alle leggi dello Stato. Oppure non esistono confini. O, peggio, si mescolano, sovrappongono.
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