La continuità? La si guadagna nel tempo, dopo tentativi su tentativi, rabbia, sudore, errori e successi. La Fiorentina ne è alla persistente ricerca dall'inizio del campionato e questa ancora non la si è vista, se non nel tris di vittorie contro Sampdoria, Milan e Udinese. Anche oggi l'ennesimo passo falso dei viola, che dopo la gara vittoriosa contro il Sassuolo, hanno riscontrato un superficiale pareggio contro il Parma. Sin da subito i tifosi gigliati restano confusi dalla formazione e dai giocatori schierati in campo, soprattutto davanti. Sì, perché in attacco c'è ancora Kevin Prince Boateng come prima punta, nonostante la prestazione opaca di Reggio Emilia. E allora, la domanda sorge spontanea: perché riproporre una formazione che nel primo tempo della gara emiliana ha incassato un gol e ha giocato 45 minuti sottotono? I dubbi sono fondati e il risultato è la fotocopia della gara precedente: la Fiorentina prende gol nella prima frazione e va negli spogliatoi in svantaggio. Complice anche un errore di Chiesa, stasera, come a Sassuolo, poco lucido. Il 25 viola, come impensierito da qualcosa che lo distrae dalla necessità di dover passare il pallone, perde la sfera in fase di ripartenza e regala al Parma il contropiede che innesca il gol di Jervinho. Montella prova a correggere il tiro e butta dentro Vlahovic, che già a Sassuolo aveva scosso gli equilibri. Ed ecco che arriva il pari di Castrovilli, adorato da tutto il fradicio Franchi, per il suo secondo gol consecutivo in due gare (il suo terzo in A, secondo continuativo di testa). La Fiorentina si riaccende: Dalbert mette un cross al bacio per Vlahovic, ma il serbo preferisce il mancino al suo destro fulminante e il pallone finisce alto. In difesa Lorenzo Venuti ha la schiuma alla bocca: corre come un mastino inferocito, dalla sua parte stasera non passa nulla, chissà che non stia trovando la continuità che cerca da tempo. Non male anche Ranieri, un po' impacciato e in difficoltà per i rapidi contropiede dei ducali. Non sono arrivati i 6 punti consecutivi sotto gli occhi di Rocco Commisso. Peccato, perché tanti sono gli spunti per fare bene, così come i pulsanti giusti da premere. Restano discutibili alcune scelte tecniche, nella speranza che la gara di oggi sia l'ennesima prova del fatto che errare è sì umano, ma perseverare è diabolico.
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