Fiorentina risucchiata verso i bassifondi della classifica. Per evitare brutte sorprese occorre arrivare subito a quota 40. Indispensabile non sbagliare il mercato di riparazione.

Un triste revival. L'avvio peggiore dal ritorno in Serie A. Difesa colabrodo con 23 reti subite. Attacco asfittico che si appoggia sul fragile Vlahovic. Centrocampo lento e poco ispirato. Sembra la riedizione, ancor più brutta, del passato campionato. Prima i pareggi, poi le sconfitte, una dopo l'altra. La rottura con Pioli e l'ansia da retrocessione. Doveva tutto essere superato e invece, torna prepotentemente d'attualità. Panchina traballante. Un punto in cinque partite, quattro sconfitte consecutive. Vincenzo Montella rimane comunque alla guida della squadra. Nella lista delle dichiarazioni devastanti al "siamo svuotati" di Badelj si aggiunge il sibillino "al Toro mancava Belotti ed è sceso in campo Zaza che ha giocato 20 partite in Nazionale". Un modo per dire e per non dire che la squadra perde ma che è anche colpa del mercato estivo. Pradè non può esimersi da responsabilità ma Montella è colpevole di non aver dato - è dicembre - un'identità a questa squadra. Identità che le altre squadre hanno, anche quelle minori come Bologna o Lecce, oramai dirette concorrenti della Fiorentina. Quota 40 punti. Non dovevano esserci obiettivi, un'assenza di obiettivi che avrebbe dovuto tramutarsi in leggerezza, tranquillità, gioco spensierato. Un'allegra scampagnata verso il vertice della classifica insomma. Non è stato così e più che una scalata verso il successo sta diventando una rovinosa caduta verso i bassifondi della classifica. Il primo obiettivo, come ammesso dalla proprietà, è adesso la salvezza. 40 punti da strappare quanto prima per evitare che il primo anno della nuova proprietà diventi indimenticabile. In negativo.
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