Martin Caceres, per prima cosa come sta?
«Sto bene, grazie, sono carico».
Non si può dire lo stesso della Fiorentina: tre sconfitte consecutive in A, qualche fischio e assenze importanti.
«In effetti veniamo da un periodo non facile, le critiche ci stanno. Dopo aver vinto martedì in Coppa Italia dobbiamo a tutti i costi ritrovare il successo anche in campionato».
Lei e i suoi compagni avete compreso le ragioni di questa crisi?
«Un momento di calo ci può stare durante la stagione, specie per una squadra giovane e rinnovata come la nostra. Dispiace perché volevamo dare continuità alla striscia di sei risultati positivi. Invece sono arrivate le sconfitte come quel 5-2 di Cagliari. Mamma mia…».
Nello spogliatoio c’è preoccupazione?
«Più che preoccupazione c’è voglia di reagire e ripartire. Intanto la vittoria di Coppa ci ha dato un aiuto. Vediamo di proseguire».
Domenica vi aspetta il Torino, appena un punto in più in classifica rispetto alla sua Fiorentina: chi perde finisce nei guai?
«Non guardo in casa altrui. Io so solo che domenica bisogna vincere».
La Fiorentina ha mostrato di soffrire in particolare con le squadre medio-piccole, neo promosse comprese.
«Per questo sono fiducioso in vista delle prossime tre gare con Torino, Inter e Roma: contro avversari importanti non abbiamo finora mai sfigurato».
Tra i granata mancherà capitan Belotti: un problema in meno?
«Sarebbe stato meglio se fosse stato disponibile, in questo modo in caso di vittoria io e miei compagni avremmo fatto davvero una gran bella figura e nessuno avrebbe sostenuto che abbiamo preso i tre punti perché mancava Belotti… (sorride). Comunque niente scuse, vediamo di riuscirci a prescindere da chi sarà in campo o no».
Pure la sua squadra ha infortunati eccellenti, da Ribery a Pezzella. Forse solo Chiesa potrebbe riuscire a recuperare.
«Federico ci sta provando, speriamo. Quanto a Franck, fosse per lui sarebbe già in campo… Mi ha colpito, ha 36 anni ma fisicamente pare un ragazzino, ha tanto entusiasmo e voglia di stupire ancora».
Torino-Fiorentina propone un duello tutto uruguaiano fra lei e Laxalt.
«Mi dispiace che Diego non abbia avuto tanta fortuna al Milan ma può rifarsi a Torino, è un bravissimo giocatore. Ho visto che ha giocato a Genova nell’ultima gara vinta dalla sua squadra. Merita di fare bene».
Lei ha militato e vinto tantissimo con la Juventus, 6 scudetti, due Coppe Italia e tre Supercoppe italiane in tre esperienze diverse, l’ultima vissuta nella passata stagione da gennaio. Da ex bianconero affronterà la sfida con il Torino come fosse un derby?
«Il passato è passato, io vivo questa partita pensando unicamente a vincerla perché per la Fiorentina è troppo importante».
I numeri dicono che lei è imbattuto contro i granata, tre successi e un pareggio per 1-1 ottenuto lo scorso maggio: a Lukic rispose Cristiano Ronaldo.
«Rammento bene i vari derby della Mole. Sono partite sempre molto sentite e non potrebbe essere diversamente».
Visti i suoi trascorsi juventini si aspetta domenica di ricevere qualche fischio?
«Non penso… Manco si ricorderanno di me».
Da ex bianconero nel frattempo lei è riuscito a farsi subito apprezzare dai tifosi viola. Se l'aspettava?
«Ci speravo e ne sono felice, ho cercato fin dall'inizio di portare la mia esperienza e il mio entusiasmo. Ho 32 anni e già una carriera lunga alle spalle ma ho ancora tanta voglia di fare bene e divertirmi».
La qualità principale di questa Fiorentina?
«Il desiderio di crescere e tanti giovani di talento. Chiesa già lo conoscevo ma non posso dire altrettanto di Castrovilli o Sottil. Mi hanno colpito, sono davvero forti».
Cosa l’ha convinta del progetto viola?
«La fiducia e la stima che ho sentito nei miei riguardi appena sono stato chiamato e una proprietà che punta a riportare questa squadra in alto, vedi il centro sportivo e non solo».
Il suo contratto scade a giugno ma dal clan viola arrivano segnali verso la conferma dell’opzione fino al 2021. Che ne pensa?
«Io resto più che volentieri, anche per due o tre anni. Dopo aver cambiato tanti club penso che sia arrivato il momento di fermarmi».
La Fiorentina potrebbe essere la squadra dove chiudere la carriera?
«Spero di sì».
Intanto però è difficile per lei e i suoi compagni inserirsi quest’anno nella lotta per l’Europa.
«Meglio non parlare di questo obiettivo, in estate questa società e questa squadra hanno cambiato molto, servono tempo e lavoro. Ora pensiamo ad affrontare partita dopo partita».
L’attaccante più forte che ha sfidato?
«Ho giocato insieme a Messi e l'ho affrontato. E' il più forte e merita il sesto Pallone d'oro. Poi dico Zlatan Ibrahimovic che sento sta per ritornare in Italia».
Le piace questo campionato?
«E' molto avvincente, a partire dal duello Inter-Juve. Per me la squadra nerazzurra è la grande sorpresa anche se avendo lavorato con Conte conosco le sue doti di allenatore. Stava diventando noioso vedere sempre la Juventus sola in testa…».
Lei ha vinto anche il triplete con il Barcellona nel 2008-09, la sua bacheca è ricca. Eppure ha avuto anche tanta sfortuna a livello di infortuni. Mai pensato di mollare?
«Mai, amo troppo quello che faccio. Due giorni di riposo per me sono troppi, il secondo preferisco trascorrerlo in campo. Ho ancora voglia di divertirmi, non fosse stato così sarei rimasto a casa».
E’ soddisfatto della sua carriera o ha qualche rimpianto?
«Magari se avessi avuto meno infortuni avrei potuto fare qualcosa di più. Ma no, non mi lamento. E comunque mica ho finito».
Il sogno nel cassetto?
«Più di uno: giocare ancora tanto, superare le 100 partite in Nazionale (è a quota 98) e magari bissare la Coppa America che ho già conquistato in passato. E ovviamente vincere con la Fiorentina, anche una bella Coppa Italia: mi risulta siano passati tanti anni dall’ultimo trofeo viola...Nell’attesa però prendiamoci questi tre punti a Torino».