Tiziano Treu, 81 anni, giuslavorista e accademico, oggi presidente del Cnel, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, è stato intervistato dal Corriere dello Sport. Ecco alcune delle sue parole:
«Mi auguro che il prossimo decreto preveda aiuti concreti per il calcio italiano. In realtà penso che si sia arrivati a questo punto per una ragione precisa: si ha da tempo l’impressione che il nostro calcio si sia isolato e separato dal resto dell’Italia e abbia vissuto in una bolla, anche finanziaria. Per questo si è detto: arrangiatevi. Però questo è sbagliato, il calcio italiano non può uscire da solo da questa crisi. Anzi, questa potrebbe essere l’occasione per ripartire, per un nuovo inizio. Le speranze di ritornare come prima? È necessario che tutti si capisca che quel mondo lì non tornerà più. Basta con la nostalgia, bisogna spingersi in avanti. Guardi come stanno cambiando gli altri contesti. Il mondo del lavoro, l’economia, la scuola. Non era immaginabile - almeno fino a un mese fa - una scuola digitale come quella che sta funzionando da quando è scattata l’emergenza Coronavirus. La verità è che il cambiamento deve coinvolgere tutte le parti del sistema-calcio, dai dirigenti ai calciatori, fino a noi spettatori. Non dimentichiamo che il nostro calcio, fino a poche settimane fa, era inquinato da violenze e razzismo. Ci sarà un nuovo modo di fruire calcio, bisognerà lavorare anche considerando questi aspetti. Stipendi? Se le società smettessero di pagare i loro dipendenti dall’oggi al domani sarebbe un errore, credo invece necessario considerare un accordo, capace di coniugare le richieste del campione ultramilionario, ma anche del professionista con uno stipendio molto più basso».
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