Ha lavorato qua e là in giro per l’Europa. Ciononostante, il suo più grande sogno resta sempre quello di ritornare, un giorno, in Italia, ma con il Caykur Rizespor si trova bene ad oggi. Dall’alto della sua esperienza, Vlada Avramov (oggi 41 anni) forma ed allena i 4 portieri della formazione turca sopracitata – tra i quali spicca Gökhan Akkan, portiere di talento della nazionale turca. L’ex portiere viola ha collezionato 9 presenze in quattro stagioni con la Fiorentina tra il 2007 ed il 2011. Agli ordini di Prandelli, Avramov ha fatto il secondo a gente del calibro di Sebastian Frey: portiere sui generis, a detta di Avramov. In esclusiva a F1, l’ex portiere di Cagliari e L. Vicenza (oggi preparatore dei portieri al Rizespor) ci racconta le sue ultime esperienze “on the bench”. E lo fa procurandoci anche un’analisi lucida e chiara su quello che è l’attuale momento attraversato dalla Fiorentina. Come te la passi in Turchia? “Bene. Stiamo giocando ma lo stiamo facendo in una situazione particolare. Come tutto il mondo, d’altronde. Qui è tutto chiuso per il coronavirus, si gioca solo a calcio. Sto qui al Rizespor, la squadra del presidente turco Erdogan, che è nato qui. Stiamo giocando bene, alleno i quattro portieri, tra i quali Akkan: portiere della nazionale turca. Sto lavorando bene qui in Turchia, dopo le esperienze all’Al-Nasr, con il Brescia e con Sannino all’Honvèd di Budapest. Pensa che nella mia carriera questo è già il quarto paese che vivo da allenatore. L’episodio di razzismo accaduto in Champions, poi… Penso che il fatto stesso che accadano ancora robe del genere, nel ventunesimo secolo, sia una roba da matti. Hanno fatto bene a non giocarla la partita – tra PSG e Basaksehir, ndr. Bisogna prendere una netta posizione contro episodi del genere, per fare capire a tutto il mondo che non sono più considerati tollerabili.” Hai avuto Cesare Prandelli prima come allenatore poi hai fatto parte del suo staff… “Dopo 15 anni, passati in Italia, mi manca tanto il Bel Paese, sinceramente. Gli anni passati a Firenze con Prandelli, poi. Su di lui posso dire solo cose belle. L’ho apprezzato tantissimo sia prima quando ero suo giocatore alla Fiorentina, che poi da collaboratore all’Al-Nasr. Anche se con lui avevo giocato poche partite a Firenze – 9 presenze, ndr – ero a tutti gli effetti un uomo spogliatoio. Ho aiutato molto in quel senso lì e Prandelli aveva intuito il mio carattere, il mio lato umano. Per questo mi ha voluto con sé a Dubai e per quell’esperienza non lo ringrazierò mai abbastanza. A lui come a Di Palma – storico ex allenatore dei portieri di Prandelli, ndr – per l’opportunità avuta insieme. Vincenzo Di Palma, in particolar modo, fu mio mentore.” Puoi raccontarci che atteggiamento aveva l’allenatore di Orzinuovi nello spogliatoio prima delle partite? “È un signore. Che io ricordi non aveva riti scaramantici, sinceramente. È tranquillo, trasmette serenità ai giocatori, usa le giuste parole. Quando giocavo alla Fiorentina, specialmente nelle notti di Champions League, lui era il vero segreto nascosto di quella squadra. Forte, ma Prandelli era il vero valore aggiunto. Sapeva dire le parole giuste e motivare i calciatori. È sempre stato tranquillo, non ha mai alzato la voce negli spogliatoi. È questo il suo segreto. E poi ha tanti anni di esperienza alle spalle.” Secondo te la Fiorentina riuscirà a salvarsi quest’anno? “Sì, come no. Ma non la mettiamo nemmeno in discussione questa cosa. La Fiorentina è una grande società. E come a tutte le grandi società può capitare un anno storto, ma riuscirà a risollevarsi sicuramente. È successo anche a squadre come il Milan ed altre ad avere un’annata “no”. Secondo me la pressione deve essere giusta, ma non troppa. Non fa bene, in particolar modo ai giocatori. Non bisogna essere frettolosi nei giudizi, sono solo tre settimane che è lì Cesare. In questo periodo particolare, poi.” Ti senti ancora con Sebastian Frey? Dragowski è il degno erede? “Sì sì, ci sentiamo ancora oggi io e Seba. Quando a suo tempo arrivai a Firenze e vidi lui, non sapevo fosse così forte, sinceramente. Seba parava tutto. Era impossibile soffiargli il posto. Sono arrivati anche Neto e Boruc successivamente, ma era troppo forte Seba. Nessuno poteva prendergli il posto. Fuori dal campo è un ragazzo umile, molto. Mi ricordo ancora oggi le cene che facevamo all’epoca con la sua famiglia, veramente un ragazzo per bene. Dragowski non l’ho mai conosciuto personalmente. L’ho visto solo giocare in campo. Ti dico una cosa: a me lui piace. È ovvio, però, che quando una squadra attraversa un momento difficile, tutti i giocatori non si esprimano al meglio delle loro caratteristiche. Come lui o qualche altro, attualmente. Se si esalta, però, è finita per tutti. Questo è solo un brutto periodo, passerà. Però dopo Seba, secondo me, nessuno così forte ci sarà mai alla Fiorentina tra i pali, impossibile. Tutti aspettano il “prossimo Frey” alla Fiorentina, ma lui è unico ed irripetibile. È molto difficile che arrivi un altro dello stesso calibro a Firenze. Quello che ho visto in lui in quei quattro anni è stato straordinario. Non bisogna fare determinati paragoni. Ogni giocatore ha le sue caratteristiche ed è diverso dagli altri. Dragowski è forte e merita di giocare titolare. Ma Seba è stato tutt’altra cosa.” Della Valle – Commisso, quali differenze hai riscontrato? “Per dirti le differenze devo viverle entrambe. Io ho vissuto solo i Della Valle e posso parlarti di loro. All’epoca avevano investito tanto nella Fiorentina. Avevano portato a Firenze gente del calibro di Mutu, Liverani, lo stesso Frey, Bobo Vieri, Jorgensen, Pazzini. Insomma, una squadra devastante. Io penso che se una società vuole fare risultato deve investire ed operare in tal senso.” Vlahovic-Milenkovic, tuoi connazionali… Vlahovic a me piace tanto. Quando l’anno scorso fece quel gol contro l’Inter… Quella rete m’è rimasta impressa nella memoria. È da situazioni del genere che capisci se un giocatore sia, o meno, un fenomeno: e Vlahovic lo è alla grande. Guarda, sinceramente non è facile giocare a Firenze. E penso che Vlahovic possa essere come un Gilardino od un Jovetic: tranquillamente. Milenkovic? Spero che la Fiorentina lo trattenga e gli rinnovi il contratto. Ci sono molti top club su di lui, sarebbe un peccato che andasse via. Gioca benissimo anche in Nazionale. Poi segna pure, lo abbiamo visto di recente. Spero che rimanga alla Fiorentina.” Da qui a qualche anno ti ci rivedi in Italia? “Questa è una bella domanda. Guarda, ti dico che qui al Caykur l’allenatore della prima squadra è Stjepan Tomas. Abbiamo giocato insieme ai tempi del Vicenza e parla l’italiano perfettamente. Parla bene anche l’inglese, russo, turco, spagnolo. È un giovane allenatore che ha già tanta esperienza. Senza dimenticare il passato da giocatore al Galatasaray, al Fenerbahce. E qui in Turchia ha già parecchio mercato. A lui ho già detto “Guarda, io prima o poi vorrò tornare in Italia”. E lui mi ha assicurato che un giorno cercheremo di tornarci insieme: gli piacerebbe allenare in Italia. Ma ad oggi pensiamo esclusivamente al Caykur Rizespor. Io personalmente spero di tornare in Italia, perché lì mi sento come a casa. Come entro in Italia mi viene sempre il sorriso automatico. I migliori anni li ho passati a Firenze ed a Cagliari. I sardi mi sono rimasti nel cuore. Mi sento ancora con Conti e con Cossu. Insomma, un giorno tornerò in italia, sicuramente.”
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