Erano gli anni 70 quando Roberto Vecchioni cantava una nota canzone dal titolo “Luci a San Siro”. Ebbene riguardo alla prestazione di quest’oggi della Fiorentina contro il Milan forse sarebbe più appropriato parlare di “Ombre a San Siro”, dato che il 2-0 maturato contro i rossoneri condanna i viola ad una classifica che parla di soli 8 punti raccolti in 9 giornate e una sedicesima posizione che potrebbe essere ancora peggiore visti i match in programma domani. Cerchiamo però di andare oltre un risultato che, seppur negativo e soprattutto pronosticatile alla viglia essendo il Milan in testa alla classifica e probabilmente la squadra più in forma della Serie A, ha dato alcune chiavi di interpretazione interessanti. Gli uomini di Prandelli hanno infatti disputato sotto il piano del gioco probabilmente la migliore delle tre gare della settimana dimostrando di essere in crescita e approcciando benissimo il match. La Fiorentina infatti ha iniziato la gara mettendosi sullo stesso piano di gioco dei rossoneri, quello del palleggio, e ha costruito anche dopo l’1-0 di Romagnoli una limpida occasione con Vlahovic che si è visto ostacolato, prima da Donnarumma e poi dal palo. Solo dopo il 2-0 su rigore di Kessie la squadra ha dato la sensazione di uscire dalla gara, come se fosse un pugile non ben allenato che non riesce a reagire a più di un colpo alla volta. La spiegazione come detto dallo stesso Prandelli la si può ricercare in una fragilità emotiva della rosa, segnata negativamente da un recente passato fatto di risultati non positivi. A chi riconduce però la situazione difficile di casa Fiorentina ad una squadra dai valori mediocri ricordo che il bel Verona di Juric, se preso individualmente, non è molto superiore ai viola (basti pensare a come Ceccherini sia diventato in poco tempo un titolare inamovibile della retroguardia gialloblù) ma ha dalla propria parte un’identità di gioco più che consolidata e rodata, dovuta ad un progetto a cui è stato dato il tempo di svilupparsi e in cui a partire dalla proprietà fino ad arrivare alla dirigenza hanno creduto tutti. Con questo non voglio certamente stare qui a tessere le lodi del Verona anche perché lo stesso discorso lo sia potrebbe fare sia per l’Atalanta che per il Sassuolo (altre realtà rosee del nostro campionato), ma mi preme semplicemente sottolineare come per arrivare a vedere dei risultati ci vogliano convinzione in un allenatore e sostegno ad un progetto tecnico, in altre parole tempo, pazienza e fiducia. Capisco sia difficile da digerire ma questa Fiorentina non può diventare da un momento all’altro una grande squadra. Non si può pretendere che Prandelli dopo 3 partite senza neanche troppi allenamenti con la rosa al completo stravolga lo spartito suonato fino ad ora. Ecco perché in apertura ho voluto sottolineare i punti positivi intravisti quest’oggi ed ecco perché continuo a rimarcarne altri. La sfida contro il Milan è stata infatti la prima del tridente con Ribery e Callejon da titolari sulle fasce. I due non hanno certo brillato, anche per problemi relativi ad una condizione fisica ancora non ottimale, però sicuramente potranno essere i pilastri sui quali costruire il gioco offensivo della squadra. Prandelli sembra aver individuato il nuovo telaio, a cui sta cercando e cercherà, almeno questo è quello che mi auguro, di dare continuità già a partire dalla prossima settimana.  Le ombre a San Siro, come già detto, ci sono state, ma in fondo al tunnel  quest’oggi si sono intraviste anche le prime luci....
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