Vincenzo Italiano è un allenatore presente, nel vivo del gioco. Sul Cesare Benatti è sceso per primo, anticipando di molto i suoi giocatori. Mentre camminava aveva la testa china, osservava il manto erboso. Ne saggiava la tenuta. Poi con naturalezza si è impossessato della sfera da gioco, facendo qualche palleggio o semplicemente spostandola con piccoli tocchi. La vieja la chiamavano gli argentini. Non si maltratta la vieja, dicevano. Riquelme prima di ogni rigore e punizione la baciava. Un giorno gli chiesero perché e lui rispose, Perché la trattiamo sempre peggio. Oggi ripeteva una cosa Italiano durante l’allenamento, Qualità. Ma anche scioltezza, prontezza e indole attiva. Protesa e non tesa. Incitava i giocatori con la sua presenza e questo lo fanno pochi allenatori. Presente si muoveva da un capo all’altro del campo. Al centro. A destra. A sinistra. Parlava in maniera diretta, ma appuntava i suoi reali pensieri. Osservatore attento. Sa già chi sia e chi no all’altezza. Chi abbia appreso o chi non ancora le nozioni giuste della sua filosofia. L’unica cosa che lasciava trasparire era un’aria severa, paterna e carismatica. Gli esercizi applicati in questa giornata, ricordano Simeone col suo Atletico, Klopp col Liverpool e Bielsa col Leeds. Simeone per la tipologia martellante di presenza. Presenza, come detto, paterna. Spronava l’atletismo e la garra nei suoi giocatori. Devi spezzarti una gamba ma non far passare quel pallone, ha detto Italiano a Venuti nel dispiegarsi d’un torello. Klopp per la costruzione dal basso. Due squadre e due casacche che si alternavano: una passiva che manteneva statiche le posizioni e l’altra, attiva, pronta ad intrufolarsi fra le linee per imparare a creare linee di passaggio. Questo Klopp lo faceva, alternando nella costruzione difesa, centrocampo e attacco. Lui usa semplicemente due squadre. Bielsa nell’indottrinare i giocatori sui movimenti fatti, poi, in partita e sul pensiero verticale. I passaggi erano diretti, filtranti, di prima. Il terzo uomo, altra idea del bielsismo. Già applicata dal Cholo. Ma quanto lo hanno ripetuto quelli dello staff e Italiano stesso, Terzo uomo, terzo uomo. Poi, un appunto ulteriore, diceva il mister, Ruotare, ruotare. Lo spazio curva e non è dritto. Lui non parla di linee, ma di dinamismo e girare attorno al pallone. Altro appunto, i terzini che vanno dentro al campo, mentre le ali si allargano e si abbassano a ricevere palla: pura poesia. Sempre una traccia verticale. Propositiva. Pronta a contrattaccare. La mezz’ala che fa la seconda punta, porta palla, si muove alle spalle degli avversari. Vlahovic gioca di sponda e finalizza. Il gioco sulle fasce. I cross. Gli inserimenti alle spalle della difesa. Si attacca con sei uomini. Si ripiega con rapidità. In difesa si mangia l’avversario. Si gioca, come Guardiola, in una sola metà campo. Due giocatori non hanno brillato. Callejon che non pressava l’avversario. José è roba tua, gli ha detto Italiano. Lirola, fiacco e spronato troppe volte a correre indietro per recuperare la posizione.
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