Napoli, alcune informazioni tattiche sulla squadra di Spalletti
Qualche osservazione sullo stile di gioco dei partenopei
Il Napoli di Spalletti sarà il terzo avversario della Fiorentina in campionato. Vincenzo Italiano dovrà prestare attenzione ai movimenti dell'attacco partenopeo. Micidiale, se preso alla leggera.
Generalmente la funzione del tecnico di Certaldo coinvolge, almeno, 5 giocatori e ha, come caratteristica generica per praticarla, il movimento senza palla:
L'immagine qui sopra (che noi prenderemo ad esempio) descrive uno schema, attraverso il quale possiamo mettere a nudo elementi etichettabili come ripetitivi. In quanto appartenenti alle componenti generali e semplici che fanno operare la funzione.
Gli azzurri devono portare il pallone dentro la via più diretta per fare gol (da porta a porta). Ora, le funzionalità, dette esterni, hanno le maggiori responsabilità offensive: sono loro che, dati i loro caratteri biomeccanici (un paio: tecnica e velocità), dettano il ritmo con cui la costruzione dell'azione possa restare manovra (non possesso) e fanno rispettare il principio di convergenza.
Essi, però, possono risultare efficaci soltanto, se la funzionalità, che opera nella sezione più avanzata e centrale (qui il centravanti), dia profondità (per “profondità” vengono intese pure le sponde) o favorisca il portatore di palla.
Infatti, se si descrivesse l'azione: il mediano scambia con l'ala di destra (accentratasi); mentre il centravanti impone indecisione (lo seguo o non lo seguo?) alla linea difensiva avversaria e si allarga, creando spazio e dando, contemporaneamente, una linea di passaggio filtrante. Il trequartista si abbassa, così da completare il corridoio che il mediano percorrerà. Oltre a questo, traccia, anche, una possibile linea di passaggio o una possibile, in caso di respinta o altro, situazione di tiro da fuori area. Nello stesso istante in cui questi movimenti vengono effettuati, l'ala sinistra (senza palla) fa una diagonale.
Infine, il mediano otterrà spazio o per calciare o per, almeno, due passaggi filtranti (nell'azione reale opterà per il passaggio e l'ala sinistra finalizzerà).
Ci teniamo a precisare una cosa: le difese si "stringono"
Qualunque difesa, oggigiorno, difende in linea (non guardando la posizione dell'avversario) e di collettivo. Questo favorisce, e non poco, gli esterni (funzionalità che operano sul limite del campo di pressione). Perché, stando alle due caratteristiche appena citate, retroguardie del genere sì, proteggono la porta (forse l'unica conoscenza dello spazio posseduta da queste), ma oscurano solo le vie più centrali e lo spazio che occupano, ha una dimensione ristretta. Poi la loro staticità e simmetria aiuta, e parecchio, gli schemi offensivi (se sintetici) che comportano diagonali e incursioni.
Ovviamente, l'efficacia offensiva dipende dal ritmo con cui la squadra avversaria (che offende) ripete le movenze mnemoniche. Il ritmo resta, ormai, l'unico elemento in grado di decidere una partita.
I tecnici si devono adoperare, attraverso i sostituti, a sostituire le funzionalità titolari per mantenere quel ritmo standard, col quale la loro funzione possa fluire.
Bisogna precisare che i “non titolari” hanno sì, le medesime caratteristiche biomeccaniche generali, ma non hanno (almeno in quel periodo) la medesima durevolezza. Perciò le sostituzioni vanno fatte “coi tempi giusti".
Una caratteristica biomeccanica generale è quell'elemento biologico che compone la funzionalità della determinata sezione appartenente alla funzione.
Solo se si è generici si è esatti. I casi, le statistiche e la normalità vengono definite così. E sempre di più vogliamo vertere al mantenimento di queste.
Inoltre, la disciplina che analizziamo non si “differenzia”, se non nell'essere “Calcio”.
Comunque, questo non rappresenta né il luogo né l'articolo opportuno, sul quale soffermarci a trattare di questi argomenti.
Inoltre, avremo altre opportunità che renderanno più chiari certi termini.
Concludendo: non si vuole affermare che le difese debbano stare larghe, per difendere con efficienza. Ma che dare esclusività sia la causa dell'inefficienza difensiva stessa. Lo spazio va conosciuto.
Il movimento del mediano
Altra funzionalità interessante nella funzione di Spalletti è quella (in questo caso) del mediano. Prendiamo ad esempio quest'immagine:
Si tratta dell'azione che ha portato all'1-1 del Napoli in casa dell'Hellas Verona. Qui vediamo un'azione che gli azzurri cercano di limitare: cioè crossare.
Lozano uncina dall'interno verso l'esterno e, mentre lo fa, Rrahmani lo serve con un filtrante. Il messicano, veloce e tecnico, prende il tempo al difensore, crossando. Cosa succede?
Abbiamo detto che l'ala destra (Lozano) scende a prendersi palla. Dunque, la sua sezione di partenza viene lasciata “vuota”. Chi la riempie coi suoi centimetri e la sua fisicità? In questo caso: Anguissa. Il mediano traccia un vettore con direzione verticale, che lo porta direttamente nell'area piccola. Poi, bisogna aggiungere Osimhen (che attacca sempre faccia alla porta) e l'arrivo in diagonale di Kvaratskhelia. Quest'ultimo segnerà la rete del pari.
Il movimento qui descritto di Anguissa rappresenta solo una variante che si aggiunge a quella dell'esempio precedente.
Dunque, le due caratteristiche generiche di tale funzionalità sono inserirsi e portare palla. Solitamente, quest'ultima caratteristica, viene messa in atto, quando il mediano ha maggiore “bagaglio” tecnico.
Ma qui, come per gli esterni, per essere efficace questa funzionalità ha bisogno di un'altra funzionalità. In questo caso, il trequartista.
Esso agisce come “un'ombra”. Un attaccante ombra. Simile ai movimenti, se si ricordano, di Müller nel Bayern Monaco allenato da Guardiola.
Sempre senza palla, sempre alle spalle della linea di attacco compagna e della difesa avversaria. Lontano, ma pronto a concludere su ogni ribattuta.
Qui, a differenza del sopracitato Müller, i trequartisti di cui dispone Spalletti hanno altro fisico e devono rispettare altre consegne. Riprendono, sempre generalmente, alcune caratteristiche del calciatore tedesco: come il fare da cerniera tra attacco e centrocampo. Però, operano in maniera più difensiva, andando, ad esempio, ad occupare la posizione del mediano; oppure posizionandosi in una zona giusta per un contro-pressing efficace.
Conclusioni:
Con questo concludiamo le informazioni (si sperano buone) tattiche sul Napoli. L'avversario fa della velocità e della fisicità la sua arma vincente.
Se Italiano volesse limitare i rischi, potrebbe togliere la profondità e schierare un centrocampo più fisico. Centrocampo che dovrà stringersi per non far stringere la difesa. E, in generale, la squadra dovrà restare corta e compatta.
A Spalletti e ai suoi è meglio portarli sulle linee laterali e forzarli ad un possesso, durante il quale, però, la Fiorentina non dovrà mai seguire la direzione del pallone e occupare bene gli spazi. Il pressing dovrà essere a zona e mirare sempre, in caso di variazione (es. marcatura a uomo: Milenkovic vs Osimhen, oppure movimenti repentini degli avversari o errori), alla conoscenza dello spazio (e non alla memoria).
Attenzione ai tagli degli esterni azzurri.
La viola dovrà puntare sul recupero della palla e subito verticalizzare. Le ali viola dovranno supportare il centravanti o, questo, farlo le mezze ali. In ogni caso: bisognerà essere sintetici e, soprattutto, avere qualcuno che attacchi la difesa frontalmente.
Importantissimo vincere i contrasti nel mezzo del campo. Questo permetterà il recupero e poi di costruire combinazioni offensive pericolose.
Mai essere simmetrici, sia in difesa che in attacco. Ma sapere dove si è e dove sono i compagni. Questa si chiama organizzazione.
La Fiorentina dovrebbe gestire e creare, ma Italiano è un tecnico.
Dunque, fondamentale sarà pressare alto e mantenere il ritmo standard. I sostituti dovranno essere inseriti “coi tempi giusti”.