All'interno di questa rubrica portata avanti quotidianamente da TMW, nonché dedicata ai grandi affari nella storia della Fiorentina, è stato concesso ampio spazio ad un'estate di qualche anno fa che ha segnato un momento di profonda rivoluzione tecnica e di slancio verso l'alto, quella del 2012. Quella in cui, di fatto, fu tabula rasa sia a livello dirigenziale che tecnico, con l'arrivo in dirigenza del duo Pradè-Macia e quello di Montella come allenatore. Un progetto nuovo, fresco, rinnovato, che ha visto anche l'inserimento di molte facce nuove in campo. Tra queste, anche quella di Alberto Aquilani. La chiave di volta sembrava poter essere l'approdo al Liverpool nel 2009, ma in realtà non riuscirà mai realmente ad abbinare le sue qualità al tipo di gioco molto fisico che caratterizza la Premier League. Da lì, un graduale ritorno in Italia: prima in prestito al Milan, poi a titolo definitivo proprio alla Fiorentina. La società toscana non dovette neanche spendere niente per il suo cartellino, visto che riuscì ad ottenerlo gratuitamente nonostante mancasse ancora un anno alla naturale scadenza. Avendo come compagni di reparto gli ultra-tecnici, ed anche piuttosto leggeri, Pizarro e Borja Valero, Montella chiederà ad Aquilani un lavoro di maggior sacrificio, rendendolo di fatto un centrocampista di grande quantità, una sorta di incontrista mascherato. Troverà anche spesso e volentieri la via del gol, godendo di fatto di una nuova vita a Firenze, la stessa piazza che qualche anno più tardi - l'estate scorsa - gli offrirà anche un ruolo da collaboratore tecnico.
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