Giorgio Perinetti, attuale direttore sportivo del Brescia, ha parlato ai microfoni di Lady Radio. Queste le sue parole: Sulle perdite causate dal Covid? "A quanto mi risulta gli interventi fatti fino ad ora per contrastare le perdite causate dall'emergenza Covid-19 hanno limitato i danni: le società si sono messe in regola grazie allo spostamento dei pagamenti per le iscrizioni. C'è da dire che comunque le spese comunque sono rimaste alte, mentre gli incassi rasentano lo zero. Certo è che questa emergenza non era preventivabile, ma ha evidenziato come il tetto ingaggi di diverse squadre sia arrivato a livelli difficilmente sostenibili. Molti club stanno programmando una ripartenza per il futuro, ma serve un ulteriore intervento del governo: si può salvare il calcio da questa situazione di crisi consentendo il pagamento dei contributi in maniera più diluita, in modo da non far fallire le società". In particolare, sulla situazione Fiorentina: i viola hanno il settimo monte ingaggi in Italia, ma sono tra le ultime in classifica, come mai? "Commisso nel suo primo anno ha fatto programmi ambiziosi come il centro sportivo, questo sicuramente porterà in futuro giovamento anche alla squadra. Vedendo il suo entusiasmo e gli acquisti fatti magari si pensava che i risultati arrivassero di default, invece non è così. Si è scontrato con la realtà del calcio in Italia, con la pressione dei risultati e dei media. Nel calcio in Italia il poter fare è un grande stimolo, il dover fare è un fardello davvero pesante da portare. Questa Fiorentina deve trovare una quadratura che non ha. L'arrivo di Prandelli può far ripartire l'ambiente: Iachini era un pragmatico, ma Firenze è la città del bello: questo probabilmente è stato il maggior contrasto e per questo si è scelto Prandelli. Ma anche qui ci vuole tempo per vedere miglioramenti". Come giudica il momento no dell'attacco viola? "Il parco attaccanti è buono: ho visto fare diversi gol a Cutrone, Kouamè è un ottimo giocatore, Callejon ha dei gol nelle gambe. Credo ci sia bisogno di una quadratura e forse di un attaccante più esperto, però si è puntato su dei giovani e quindi si deve avere anche la pazienza di aspettare". Dal 2017 al 2019 era dirigente del Genoa e lì ha anche potuto lavorare con Prandelli: che valore dà a quella salvezza di due anni fa? "A campionato compromesso le salvezze sono sempre difficili, indipendentemente dalle squadre. Quell’anno con Prandelli partimmo con Ballardini, arrivò Juric e  alla fine Prandelli. Fu un anno difficile anche per le cessioni di gennaio. Prandelli ha portato tranquillità anche se ci siamo trovati a lottare per la salvezza fino all’ultima giornata. In generale reputo Prandelli un grande allenatore, non c’è nessuno più attento conoscitore del calcio fiorentino di lui, dei viola e di Firenze conosce tutto". Infine, un giudizio su due sue vecchie conoscenze, Kouamè e Piatek? "Sono due giocatori diversi ma che in quei sei mesi al Genoa si trovavano a meraviglia: Kouamè è un giocatore che spazia su tutto il fronte dell’attacco, è molto forte di testa: mi ricordo la partita col Napoli quando vinse tutti i duelli con Koulibaly. Quell’anno con Piatek gli servì diversi assist. Sul polacco invece non so come sta adesso, so dirvi che è un gran finalizzatore. Piatek è un attaccante che va portato in area, non è un giocatore che sa muoversi molto bene coi compagni, questo è l’unico suo difetto. Con Kouamè ha fatto una gran coppia".
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