Curva Fiesole stracolma e pirotecnica. Il calore dell'Artemio Franchi è come quello di una stella nel gelido buio dell'universo. 

Ok, diciamo che sia il 27 febbraio 1994 e, di certo, non si gira in bermuda. 

Alla telecronaca, per Tele +, abbiamo un certo Fabio Caressa, che la presenta come una partita “dal sapore di Serie A”.

Infatti, parliamo della stagione 1993-94, quando la Fiorentina dovette ripartire dalla serie cadetta, dopo la retrocessione occorsa l'anno precedente.

Sulla panchina dei viola c'è un certo Sir Claudio. Quello che i più giovani, forse, ricorderanno vincitore, col Leicester City FC, della Premier League 2015-2016. Squadra trascinata dalle reti di Vardy e dagli assist magistrali di Mahrez. Ma, ai più passionali, cioè quelli per cui “non mi importa la nomea, ma il cuore”, beh… che dire: Samurai Okazaki.

Comunque, coi viola Claudio Ranieri può annoverare 1 Serie B, 1 Coppa Italia e 1 Supercoppa Italiana. Oltre al quarto posto della stagione 1995-96. 

Dall'altra parte, l'avversaria è il Padova. Squadra ben attrezzata. Assieme alla Fiorentina raggiungerà, dopo lo spareggio promozione col Cesena, l'agognata Serie A.

Le formazioni:

FIORENTINA: Toldo, Carnasciali, Luppi, Iachini, Bruno, Faccenda, Beltrammi, Zironelli, Banchelli, Effenberg, Flachi. Allenatore: Claudio Ranieri.
PADOVA: Bonaiuti, Rosa, Tentoni, Coppola, Ottoni, Franceschetti, Cavezzi, Nunziata, Maniero, Longhi, Simonetta. Allenatore: Mauro Sandreani.

Il fischietto è Pierluigi Pairetto. Arbitro ritenuto dal Tribunale di Napoli “conviviale”. Come conviviali furono, esempio, un paio di decisioni nel suo passato come Direttore di Gara: il rosso non estratto al rumeno Selymes nell'Ottavo di Finale di Italia ‘90. Match tra Romania e Argentina, finito 3-2. Oppure Germania-Repubblica Ceca ad Euro ’96, dove prima fischia un rigore fuori area di rigore e, poi, convalida il Golden Gol ai tedeschi con Stefan Kuntz in offside.

Ma vabbè… Era il miglior arbitro in Italia. Lo abbiamo detto, no? Calciopoli 2006, Tribunale di Napoli: "…la leggerezza e apparente convivialità con cui avvenivano gli accordi per la designazione delle griglie arbitrali tra personaggi come Bergamo, Moggi o Giraudo. (…) appare gravissima alla luce della evidente lesione del principio di terzietà che dovrebbe presiedere alla scelta di un direttore di gara".

La partita:

Si comincia così, coi botti della Fiesole che chiama tutti a raccolta per la sesta partita di ritorno della Serie B 1993-94. Si comincia così, con la Canzone Viola che risuona dagli altoparlanti dell'Artemio Franchi non tutto esaurito, ma sicuramente non povero di gole. Gole che urlano i nomi dei loro beniamini col giglio della rinascimentale Firenze sul petto, aiutati dalla voce dello speaker. Gole che intonano, come possono, quelle note cantate da Narciso Parigi.

E sia: Pairetto mette il fischietto in bocca e si ricorda di buttarci aria dentro.

La Fiorentina è aggressiva e agguerrita fin da subito. I fumogeni rossi della Curva Fiesole fanno capire che sarà l'Inferno a quelli del Padova. Ma appena 10 minuti e Banchelli deve abbandonare il campo. 

Fabio Caressa si lancia in una delle sue descrizioni a Raggi X che non lasciano intendere nulla di buono: “Quando il ginocchio va in torsione irregolare, sono guai”.

Subito l'elegante Sir Claudio chiama il cambio: entra Robbiati.

Cambia un interprete, ma non l'inerzia del match. La Fiorentina comanda nel suo reame. 

Flachi di petto serve il subentrato Robbiati. Il numero 16 passa ad Effenberg. Diagonale! Bonaiuti trema. Lo stadio si dispera.

I viola continuano a premere, anche se gli spazi lasciati dal Padova non permettono troppe scorrerie. Alla fine del primo tempo: cross su cui Flachi si avventa, senza riuscire nella deviazione. Robbiati calcia male e Beltrammi la tenta, non benissimo, di testa. Poi Effenberg viene murato.

Pairetto fischia due volte. Caressa: “Tutti a prendere un tè caldo. Finiti i primi 45 minuti”.

Secondo tempo:

Il secondo tempo dovrebbe cominciare: le due squadre sono a centrocampo. Pasquale Bruno dà indicazioni ai suoi compagni. Eppure manca un qualcuno e un qualcosa.

Qualcuno: l'arbitro. Qualcosa: la palla.

Ma, dopo svariate peripezie, arrivano entrambi, accompagnati dai fischi assordanti del Franchi. Fischi, però, verso uno di loro soltanto. Indovinate un po'?

Comunque, la partita può riprendere.

Il Padova batte il calcio d'inizio.

Le dinamiche sono sempre le stesse: i gigliati attaccano e i veneti arretrano impanicati. Flachi ci prova con un destro al volo. Zironelli impegna Bonaiuti, che deve allungarsi non poco per deviare in corner. Infine, Effenberg sbaglia dagli undici metri.

Poi… Minuto numero 74': calcio d'angolo. Robbiati scambia e riscambia con Flachi. Traversone del 16. Zironelli ed Effenberg la bucano. Sembra che debba uscire. Sembra che questa palla non voglia saperne di entrare. Eppure… Tutto d'un tratto… Ecco apparire una chioma folta e una barba incolta. Indossa la maglia numero 5. Non ha grandi qualità tecniche, ma è uno grintoso, arcigno e che dà tutto in campo. Lo si capisce da questa frase di Caressa: “Ha rischiato di perderci la testa, ha rischiato di perderci la testa!".

Vero, lo scontro con Bonaiuti risulta essere uno di quelli tosti. Eppure il natio di Ischia si gratta solo la testa. Quasi fosse un “leggere fastidio”, un “pizzicore”. 

Tutti i compagni lo abbracciano. Lui sorride.

Lo stadio esulta con un boato assordante e risponde al “Ha segnato…” dello speaker. Dopo di che la Fiesole inizia: “C'è chi lo chiama Mario, c'è chi lo chiama Faccenda. Noi lo chiamiam Leggenda! Noi lo chiamiam Leggenda!”.

Sì, la Fiorentina è in vantaggio. Sì, è proprio lui: Mario Faccenda.

Oggi compie 62 anni. In viola ha collezionato 125 presenze e 4 gol. Difensore non di enorme qualità, ma di tanta volontà e abnegazione. Caratteristiche che piacciono ad un tifo così passionale e così ruggente come quello fiorentino.

Ha raggiunto la Finale Coppa UEFA 1990, persa contro la Juventus. Ha vissuto la retrocessione in Serie B. Però, ha anche partecipato al ritorno della Fiorentina in Serie A.

E' stato pure DS della viola.

Questa che narriamo, sarà la sua ultima stagione ad alti livelli e la sua quarta ed ultima rete in casacca gigliata.

Non un fenomeno, ma sicuramente uno di quei calciatori alla Okazaki: “Non mi importa la nomea, ma il cuore”. E lui il cuore ce lo metteva.

Auguri Mario. Auguri Faccenda. Noi, comunque, ti “chiamiam Leggenda”.

Al minuto 85' Flachi chiude, su assist di Effenberg, la partita. Il Padova risulta essere troppo sbilanciato e lascia praterie che gli avanti viola non faticano a domare.

Il Museo Fiorentina lo ha ricordato così:

Noi gli abbiamo dedicato una breve storia, perché, come dice il Museo, è giusto ricordare tutti quelli che hanno scritto, anche se solo una lieve virgola, la storia della Fiorentina.

Ancora auguri Leggenda.

FiorentinaUno, segui i nostri profili social: Instagram, Facebook e Twitter
Moena, nel 2023 niente Fiorentina

💬 Commenti