Quanto si riprenderà a giocare?
«Non lo so. Mi auguro presto perché il calcio sarà un termometro della società: quando il pallone rotolerà di nuovo, saremo quasi fuori da questo incubo».
Ripresa del campionato il 3 maggio?
«Come hanno fatto gli inglesi, trovo più corretto dire che non si riprenderà fino a una certa data, piuttosto che indicare un giorno. Un proverbio cinese sostiene: “Se vuoi far sorridere Dio, racconta i tuoi progetti futuri”. Questo è il momento di vivere alla giornata anche perché il dato dei decessi di oggi (427) è agghiacciante. In Spagna il Valencia ha il 35 per cento di contagiati e questo vuol dire che il calcio deve prestare grande attenzione a quello che fa. Mica avranno tutti preso il Coronavirus fuori dal loro centro di allenamento...».
Quindi secondo lei per ora non bisogna neppure allenarsi.
«Chi pensa di avvantaggiarsi facendo allenare i suoi tesserati, non so cosa abbia in mente. Lo dico senza voler fare polemiche perché questo non è il momento delle polemiche. Allenarsi ora, due mesi prima della ripresa del campionato, però non ha senso. Ed è pure pericoloso».
Lotito e altri presidenti non la pensano così.
«In Spagna ci sono decine di giocatori positivi, mentre in Italia magari non tutti hanno fatto il test e ci sono più asintomatici di quelli che si pensa. Lotito forse avrà buoni informatori e saprà quando davvero si ricomincerà il campionato».
La Serie A finirà?
«Spero di sì, ma la curva dei contagi adesso non dà tregua. Pensiamo a stare in casa. Tutti, nessuno escluso. Il rinvio dell’Europeo aiuterà e magari ci permetterà di concludere i tornei nazionali».
È vero che l'Aic non può imporre ai suoi associati di accettare i tagli?
«Proprio così. Possiamo dare una linea, ma sulle rinunce decidono i singoli. Noi troviamo un'intesa sull'accordo collettivo e sul minimo federale di 30.000 euro lordi all’anno che è molto usato in Lega Pro».