Di seguito la seconda parte dell'intervista rilasciata da Igor al Corriere Dello Sport-Stadio:
Igor, Lei dove si vede meglio in campo? «Nel mezzo, come difensore centrale. E’ una posizione che mi piace molto. Ma io sono pronto a qualsiasi cosa». Iachini, oggi, pare volerla schierare a… sinistra. «Ed io darò il 100% sempre. Perché è la mia missione. Sì, forse sono un po’ più… difensore di Roberto Carlos (inserito da Pelé nel 2004 nella lista dei 125 migliori calciatori viventi, ndr), ma cerco la profondità anche io, seppur in maniera diversa». Chi è il “leader” di questa squadra? «Senza dubbio Ribery. E non ditemi che ora è fuori, perché sì, è vero, ma non significa nulla: resta leader comunque». Chiesa è davvero un campione? «E’ un grandissimo giocatore ed è giovane. Può diventare un top, non gli manca niente. E non è il solo». Per esempio, chi l’ha stupita? «Dragowski. Per come si muove tra i pali, per quello che fa… pensavo che fosse più… “vecchio”. Ha un bagaglio d’esperienza importante ed è nato solo…. nel 1997». È pronto a stare almeno una decina d’anni lontano dalla sua terra per diventare protagonista del calcio europeo? «Sì, è per questo che ho lasciato il Brasile. Io sono pronto. Mi piacerebbe tornarci nella parte finale della mia carriera, magari per chiudere lì la mia avventura nel professionismo. Dove? Detto che il Flamengo è la squadra che vince tutto, spero di riuscire a convincere Cruzeiro o Sao Paulo». Qual è il suo feeling col gol? «Ne ho segnati uno (il secondo in carriera, ndr) in Coppa Italia, col Lecce, al quarto turno. Il mio piede preferito è il sinistro, ma… non mi formalizzo (il primo lo ha messo a segno in Youth League, contro l’Atletico Madrid, di testa, con la maglia del Red Bull Salisburgo, ndr)». Quale il difensore più forte al mondo, oggi? «Io dico Virgil van Dijks, oggi al Liverpool, non sbaglia niente. Vedo molte partite di calcio internazionale, specie con la ripresa della Champions League. Le sedici squadre rimaste sono fortissime, è evidente, ma io credo che per quello che ho visto sia proprio il Liverpool ad avere quel qualcosa in più (nonostante lo svantaggio da recuperare contro l’Atletico Madrid, ndr). Credo che i Reds possano essere un passo avanti a tutti, ma niente è mai scontato».
Tra i brasiliani, invece, chi farebbe salire al primo gradino del podio? «Neymar è un fuoriclasse, ma a me è sempre piaciuto tantissimo Ronaldinho. Il Gaucho».  Lei, invece, quanto sogna una chiamata dalla Selecao? «Quello è davvero un sogno, perché so già che non sarà facile. Per meritarmi attenzione devo giocare a livelli altissimi, perché la concorrenza è davvero serrata». Ha pensato a questo anche quando, appena maggiorenne, ha lasciato la sua famiglia per andare a giocare in Austria? «Sì, ho sempre pensato unicamente allo scopo che mi ero prefisso. E poi così posso aiutare la mia famiglia che vive sempre in Brasile. Vorrei regalare loro un futuro migliore, non lo dimentico mai». Fin qui, qual è stato l’attaccante più complicato da marcare? «Lukaku è fortissimo. E poi è una montagna».
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