Si pensa che il modulo più antico del calcio sia la Piramide. In realtà questo si affermò solo a partire dal 1884 coi Blackburn Rovers.

Molto prima (anni ‘70 dell’'800), all'inizio della specificazione dei ruoli e della spettacolarizzazione del calcio, si usava schierare le squadre col 2-2-6. Questo per allontanare i calciatori dalle mischie violente, a quei tempi; mischie oggi ben definite dalle norme.

Diciamo, riassunto, che dalla mischia si è passati al cosiddetto “campo di pressione". 

Insomma, una sorta di scientificità del calcio iniziata dalla zona del Danubio e definita sempre di più fino ai nostri giorni: con l'avvento delle funzioni, degli schemi e delle funzionalità. 

L'antinomia che, riprendendo da Jung (ma non tutto), rappresenta l'elemento base della società in senso proprio del termine, può essere sintetizzata, rapportandola all'ambiente conoscitivo “calcio”, così: funzione/modulo; schema/tattica; funzionalità/ruolo; tecnico/allenatore.

La Fiorentina:

Il problema della squadra di Italiano non lo si trova nelle statistiche. Queste sono soltanto l'effetto. La causa sta nel ritmo.

Poi “problema” è se ce lo poniamo. In realtà il termine “esatto” e “giusto” sarebbe “anomalia”. Anomalia del ritmo standard, che indica la non riuscita degli schemi per il fluire della funzione; cioè, detta breve, il presentarsi del limite.

Questo parte non dalla funzione, non dallo schema, ma dalle funzionalità. 

Non che la funzionalità vada eliminata. No. O sostituita. No. Il calciatore, oggetto conoscitivo ("biomeccanico"), in quanto il calcio dipende interamente dalla sua “figura” ("il calcio appartiene a chi lo gioca"), sia come titolare (sostituito/-ibile) che come sostituto, non riesce, biomeccanicamente, a ripetere nella maniera estetica (voluta dal tecnico) i compiti della sua funzionalità (sezione del campo preimpostata con specifiche caratteristiche "generali").

Dunque, non il ruolo che l'allenatore decideva, stando, però, alle caratteristiche della sua materia prima (i calciatori). Anzi, è il tecnico (riqualificazione dell'allenatore) a possedere l'intero potere decisionale.

La materia prima resta, ma come elemento conoscitivo; cioè oggetto scientifico in sé, del quale si conoscono le caratteristiche specifiche (perciò generali), che vengono inserite nelle sezioni localizzate del campo di pressione.

Quando si possiede una conoscenza (intesa qua come scienza) e, di conseguenza, si definisce o specifica, avviene di per sé una generalizzazione: poiché ritenuta, dopo esperimenti, esatta e giusta. Questo avvertimento doveva essere dato.

Comunque, anche se ciò possa far pensare che la “colpa” (almeno tale è la parola usata generalmente) sia di Vincenzo Italiano, sarebbe da correggere. Lui proviene dalla scuola tecnici FIGC

Certo la scientificità, leggendo la Storia del Calcio, partì dagli allenatori: Jimmy Hogan, ad esempio. Tutte le istituzioni partono dal basso. Poi il loro mantenimento è stato riqualificato, come qualunque, dai sostituti e dalle sostituzioni.

Semplicemente, cercando di non sforare nel sociologico-filosofico, Italiano è un sostituto che porta ad una evoluzione (perché evoluzione c'è, quando il momento viene prolungato con forme “differenti”).

Adesso, senza andare oltre, altrimenti ci sarebbe il rischio di dire troppo e, per spiegarlo, di trattare alcune tematiche non legate all'argomento per cui il lettore si trova qui, arriviamo al punto dell'articolo.

Il modulo usato dalla Fiorentina contro l'Udinese:

L'immagine è indicativa dei movimenti (non vengono presi in considerazione i numeri di maglia)

 

Parlammo, la scorsa stagione a Moena, della Variante Barcelonista: significa che, come Busquets nel Barcellona, Italiano abbassava il “play” tra i due centrali difensivi. Ora qui non avviene, ma si ha il rispetto del fine per cui tale “variante” viene usata dal tecnico della Fiorentina: allargare il gioco.

Precisiamo una cosa: allontanarsi dalla porta non sarebbe una scelta propriamente esatta, se non si attutisse, portando sul lato cieco calciatori pronti a convergere.

A parte ciò, potrebbe essere la fisicità dei giocatori odierni la causa per la quale il pallone non possa essere giocato "internamente".

Infatti, si sta tornando al kick 'n' rush (ad esempio, giocando palle lunghe subito dopo il fischio d'inizio) e all'importanza delle “seconde palle” (dopo i duelli aerei vinti).

Ci sono sempre meno giocatori tecnici che decidono le partite. Chi lo fa solitamente, tra questi, è anche sorretto da un certo tipo di fisico, assolutamente non brevilineo.

Comunque, tornando a noi.

La difesa a 5 e quella soluzione trovata dai tecnici che la attuano (situazione di attesa):

L'immagine è indicativa dei movimenti (non vengono presi in considerazione i numeri di maglia)

 

Partiamo da una difesa a 5, quella dell'Udinese, in fase di attesa. Nella figura è perfettamente statica e simmetrica (diciamo).

Quello che ogni tecnico attuatore di tale tipologia di terza linea sta iniziando a fare oggigiorno è questo:

L'immagine è indicativa dei movimenti (non vengono presi in considerazione i numeri di maglia)

 

Il fluidificante, in fase difensiva, entra dentro al campo per marcare a uomo o, semplicemente, occupare la zona tra il centrocampo e la retroguardia compagna.

Perché farlo? Siccome il principio di qualunque terza linea (oggi) è stringersi davanti alla porta, ostruendo lo spazio più diretto per centrarla, vien presto spiegata un'utilità di tale movenza.

Leggere anche, per aver maggiori delucidazioni >>> Napoli, alcune informazioni tattiche sulla squadra di Spalletti (fiorentinauno.com) (viene trattato l'argomento difese)

Questo dare ampiezza all'avversario mostra, come già spiegato, l'unica conoscenza spaziale che abbiano i calciatori ai nostri giorni: cioè la via più diretta per far gol.

Inoltre, con le linee mediana e degli avanti simmetriche e strette, per non concedere filtranti centrali e obbligare ad allargarsi gli avversari, può essere compresa anche un'altra utilità della movenza del fluidificante.

Vengono sempre portati fuori i terzini marcatori dalle mezze ali o dai trequartisti. Questi, difatti, fintano di ricevere palla, liberando lo spazio che mostreremo sotto, o dialogano, sempre sfruttando quello spazio, coi compagni:

L'immagine è indicativa dei movimenti (non vengono presi in considerazione i numeri di maglia)

 

Il terzino (nella figura n.2) va dalla sezione 1 alla 2, marcando, esempio, la mezz'ala che prova a ricevere un lancio dei difensori tra le linee.

La sezione 1 si trova nella via più diretta per far gol e garantisce elevate probabilità di centrare la porta.

Ecco spiegato cosa, il movimento del fluidificante, potrebbe evitare.

Ovvio che questo venga attuato sì, durante la fase di attesa, ma non quando la squadra si trova molto vicina alla sua porta. In quel caso, con attacco, centrocampo e difesa ben compatti, viene attuata la soluzione della figura sopra.

Il 2-2-1-5 di Italiano con l'Udinese:

Questo allargare della Fiorentina serve proprio per sfruttare l'accentramento dei fluidificanti.

Ecco (bene o male) la viola in fase di costruzione:

L'immagine è indicativa dei movimenti (non vengono presi in considerazione i numeri di maglia)

 

Saponara (n.10) va ad agire come vero e proprio trequartista. Cabral (n.9) e Kouame (n.8) fanno le due punte. Entrambi i fluidificanti si alzano (n.4 e n.5). Barak (n.6) è il primo scarico possibile per Saponara. Il ceco ha una visibilità più globale dell'azione, oltre alle sue doti balistiche e di inserimento.

Questa costruzione avviene sulla fascia sinistra.

Ma adesso concentriamoci sul dettaglio:

L'immagine è indicativa dei movimenti (non vengono presi in considerazione i numeri di maglia)

 

Avevamo detto: “sfruttare l'accentramento dei fluidificanti”. Qui Maleh (n.11) si accentrava, il fluidificante dell'Udinese lo seguiva. Terzic (n.5) era libero di attaccare.

Ora, ripetiamo, il problema della Fiorentina è il ritmo. 

Perciò questo schema non è risultato efficace.

Inoltre, la funzionalità di Saponara (n.10) ha mostrato, tra tutte, le maggiori lacune fisiche. Sottil, primo cambio effettuato da Italiano, verteva a velocizzare l'anomalia creata dall'ex Empoli.

Barak (n.6) veniva alzato, Maleh giocava più tra le linee. E il n.33 doveva dare quel cambio di ritmo e quella tecnica che mancava: sia accentrandosi, sia allargandosi. Dando maggiore dinamismo e maggiori possibilità di combinazioni.

Conclusioni:

Ci potremmo dilungare ancora (è stato spiegato un solo movimento della Fiorentina), ma le informazioni, che si volevano dare al lettore, sono state esposte.

Stiamo tornando ad un calcio antico? Diciamo: il calcio è solo un libro aperto. Basta leggerlo.

Si spera, come sempre, di essere stati utili.

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