Iachini è l’uomo giusto per portare in salvo la Fiorentina, poi dovrà essere rivoluzione....
Come spesso accade nella vita così succede anche nel calcio, il tempo si porta via le chiacchiere e in certi casi aiuta ad assimilare notizie difficili e scossoni forti come quello avvenuto ad inizio settimana in casa Fiorentina. Doveva essere infatti una sosta, quella ancora in corso per via delle gare di qualificazione ai mondiali 2022 in Qatar, utile per rimettere benzina nel motore e prepararsi al rush finale ripartendo dalle ottime prove con Benevento e Milan, e invece le dimissioni di Prandelli sono arrivate come un fulmine a ciel sereno ad irrompere nel mondo viola. Senza ritornare nuovamente sui motivi della scelta fatta dall’ormai ex allenatore gigliato (ringraziato e rincuorato dalla curva Fiesole con uno striscione apparso fuori dal Franchi), è bene concentrarsi adesso su quello che potrebbe, e dovrebbe, essere il futuro prossimo della Fiorentina, provando magari ad ipotizzare qualcosa anche in vista della stagione 2021/22.
Partiamo da Iachini, che ovviamente non avrà un compito facile visto l’arduo calendario dal quale i viola sono attesi da qui al termine del campionato. Se però contiamo che i punti in classifica per il club gigliato sono 29 e che la salvezza potrebbe essere raggiunta matematicamente anche con meno di 40, viene facile pensare come non dovrebbero esserci grosse complicazioni a fare tra i 9 e gli 11 punti per un tecnico abituato a portare le proprie squadre fuori dai bassi fondi della classifica. Poi sarà tempo di rivoluzione, perché come spesso abbiamo ripetuto una piazza come Firenze per ripartire e rilanciarsi nel calcio ad alti livelli necessità prima di tutto di una rifondazione a livello di organigramma societario. L’attuale dirigenza ha infatti dimostrato in questi due anni di non essere in grado di portare avanti un progetto adeguato alle ambizioni della Fiorentina. Degli (innumerevoli) acquisti sbagliati abbiamo spesso parlato, ma il problema principale, manifestatosi proprio con la vicenda Prandelli, è stata l’incapacità di saper difendere i propri allenatori. Da Montella allo stesso Prandelli, tutti i tecnici viola della gestione Commisso sono sempre stati gettati in pasto agli squali del mondo della critica alle prime difficoltà. Un club deve basare la propria forza prima ancora che sulla qualità della propria rosa e sul pedigree del proprio allenatore, sulla coesione a livello societario, e questa troppo spesso è mancata in casa viola.
Un anno fa a 10 gare dalla fine del campionato ci eravamo lasciati augurandoci che il futuro potesse riservare alla Fiorentina la stessa identica cosa che chiediamo ancora oggi ossia, condivisone di idee tra dirigenza presidenza e allenatore. La speranza è di non doverci ritrovare tra 12 mesi a fare nuovamente i soliti discorsi.....
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