Colombo, un Batistuta per l'Italia
L'intervista a Lorenzo Colombo, giovanissimo attaccante del Lecce e della nazionale Under-21; con l'ispirazione di Batistuta
Il calcio italiano vive una crisi di vocazione per il gol, e le preghiere non bastano. Serve il lavoro. Ne è convinto uno che per mestiere fa l’attaccante. Lorenzo Colombo, cresciuto nel Milan ma con il mito di Batistuta, è il centravanti tuttofare dell’Under 21 e con il Lecce sta scoprendo la Serie A, e ha da poco segnato, a Napoli, la sua prima bellissima rete. Ecco l'intervista de La Gazzetta dello Sport:
Cosa avete imparato dalla partita con l’Inghilterra, persa 2-0?
“Che la lampadina deve stare accesa 90’. Che in campo internazionale devi andare forte, sempre, in qualsiasi scatto. E che la qualità è alta ma anche che noi ci possiamo stare”.
Si fa fatica a segnare, e non è la prima volta. Un problema non solo dell’Under 21 ma di tutto il calcio italiano.
“A me sembra che gli inglesi si allenino molto di più sulle conclusioni, si focalizzano su questo. Ogni tiro che fanno, è in porta. Sono molto precisi. È una cosa che invece noi dobbiamo migliorare”. “Secondo me in Italia non ci si allena abbastanza nelle conclusioni. Sono gesti che devi automatizzare, che devono venire naturali. Calci calci calci e alla fine sei abituato a ritrovarti in quel tipo di situazioni. Poi certo, ci sono le capacità personali di ognuno, entrano in gioco il carattere, la personalità, rabbia. Però soprattutto non ci si allena abbastanza sul tiro”.
Con l’Under 21 avete giocato con il 4-3-3, il 4-4-2, il 3-5-2 ultimamente, tu hai fatto l’ala e il centravanti. In quale sistema ti trovi meglio?
“A me piace giocare centrale. Mi trovo bene sia da solo come a Lecce nel 4-3-3 ma anche a 2, perché hai un compagno che ti supporta, fai movimenti diversi, magari uno è più tecnico e uno è più fisico. Dipende anche dai momenti della stagione”.
Ma è vero che ti ispiri a Batistuta?
“Sì, perché nei Pulcini avevo i capelli lunghi e il mio allenatore di allora mi paragonò a Batistuta esteticamente, e un po’ anche per il tiro, che è un po’ la mia caratteristica principale. Io ero piccolo, Batistuta l’avevo sentito ma non sapevo esattamente chi fosse. Così sono andato a vedere i suoi filmati, a studiarmelo”.
Qualcuno di più moderno no?
“A me piace guardarli tutti, mi piace rubare le principali caratteristiche per poi provare a replicarle. Un attaccante deve essere completo, non mi piacciono gli attaccanti solo fisici o solo tecnici. Devi avere tutto: attaccare la profondità e venire incontro, saper concludere, soprattutto deve saper fare gol. È quello che fa la differenza tra un attaccante forte uno un po’ limitato...”.
E il più forte chi è?
"Benzema. Il più completo".
A proposito di gol, il primo (e finora unico) con l’Under 21 a Vicenza, alla seconda partita.
“Una scarica di adrenalina, indescrivibile, non te ne rendi neanche conto, provi delle emozioni pazzesche".
Il primo gol tra i grandi però con il Milan, nei preliminari di Europa League al Bodo Glimt.
“Me lo ricordo bene, era il mio esordio da titolare al Milan. Eravamo in periodo di Covid e Ibrahimovic risultò positivo la mattina stessa della partita. Stavamo provando le palle inattive a Milanello, arriva la notizia di Ibra, Pioli viene da me e mi dice “guarda che tocca a te stasera”. Per fortuna ho risposto bene”.
Com’è il legame con il Milan?
“Il Milan è stato sempre casa mia, ho fatto tutta la trafila fino alla prima squadra. Il Milan mi ha cresciuto come giocatore e come persona, e lo sento ancora parte di me”. “Ho scoperto il Sud, non pensavo fosse così bello. Si sta benissimo".
Obiettivi stagionali?
“Arrivare almeno in semifinale all’Europeo Under 21, perché partecipare non basta. Salvarci con il Lecce, perché penso che ne abbiamo la possibilità. A livello personale, vorrei dimostrare a me stesso di poter stare in Serie A”.