Mancini, la verità sulle dimissioni
Emergono nuove verità sulle dimissioni si Roberto Mancini con la nazionale italiana: il punto
Roberto Mancini, dopo le dimissioni ha dato la sua versione dei fatti, facendo riferimento soprattutto alla mancanza di fiducia da parte della Federcalcio e del presidente Gabriele Gravina e al cambiamento in blocco del suo staff.
Ma qualcosa non torna. Partiamo dall'SMS che l'8 agosto, quattro giorni prima della formalizzazione delle dimissioni, la moglie dell'ormai ex c.t. Silvia Fortini, avvocato che si occupa anche della carriera del marito, invia a Gravina. È un messaggio schietto, in cui viene sondato prima se il presidente sia in vacanza per non disturbare, ma che poi va al sodo, chiedendo - in nome della serenità di Mancini - di modificare il contratto eliminando la clausola risolutiva in caso di mancata qualificazione all'Europeo. La parola staff non compare, ci si limita a fare riferimento alle novità dell'ultimo mese, tra cui la nomina del c.t. a coordinatore unico delle Nazionali U21 e 20, scelta tra l'altro che difficilmente può essere vista come una mancanza di fiducia.
Quello che invece viene scritto chiaramente è la clausola che prevede la rescissione del contratto del tecnico se non si andasse a Euro2024, questione che appare centrale per l'allenatore. Mancini stesso ha ammesso di averne chiesto la cancellazione con quel messaggio inviato dalla moglie, con l'obiettivo di poter lavorare più tranquillamente.
Viene da chiedersi però come mai un commissario tecnico, che nel caso specifico ha anche portato la Nazionale alla vittoria dell'ultimo torneo continentale, si preoccupi tanto e soprattutto adesso di una mancata qualificazione. Il timore è che alla base di una richiesta tanto importante da portare Mancini a queste improvvise dimissioni, ci possa essere stato anche il desiderio di tutelarsi nel caso in cui l'avventura degli azzurri finisse ancor prima di cominciare.
Certo, il fallimento Mondiale deve aver fatto parecchio male, ma allora Gravina aveva continuato a dare piena fiducia al suo c.t., adesso aveva deciso - senza farne segreto ma mettendolo nero su bianco - che se l'Italia avesse mancato un'altra volta l'obiettivo qualificazione, Mancini sarebbe stato sostituito. Togliere la clausola ora per il presidente non aveva senso, anche perché a brevissimo la Nazionale avrà un quadro più chiaro del suo cammino. Il 9 e il 12 settembre gli Azzurri sono chiamati infatti a un doppio test decisamente importante: la trasferta a Skopje contro la Macedonia e la sfida a San Siro con l'Ucraina. Chiunque sarà sulla panchina azzurra dovrà rimboccarsi la maniche per vincere perché la situazione lasciata dal Mancio non è comodissima e il cammino verso la Germania si potrebbe complicare parecchio.
Quanto scritto, è ciò che riporta Gazzetta.it