Matteo Fagnoni, presidente dell’Ordine degli Architetti di Firenze, è stato intervistato da Il Reporter sul futuro del Franchi, situazione che continua a dividere Comune e Società, la quale si è chiamata fuori, almeno per il momento, dal progetto di restyling dell’impianto. Queste le parole di Fagnoni: “Sarebbe stato molto meglio se il percorso dialettico tra il Comune di Firenze, la Fiorentina e la Soprintendenza fosse stato più costruttivo fin dall’inizio invece del braccio di ferro che si è creato. Con responsabilità da parte di tutti. Dell’amministrazione comunale, che nel tempo ha ondeggiato tra soluzioni diverse: prima lo stadio nuovo alla Mercafir, poi di nuovo lo stadio Franchi ma dicendo che si sarebbe fatta una legge muscolare per agire come meglio si sarebbe creduto. Infine la formula attuale, che alla Fiorentina non va più bene. D’altra parte viene da domandarsi se davvero la proprietà della Fiorentina avesse come unico obiettivo la demolizione totale dello stadio e la sua ricostruzione nello stesso posto. Fosse stata la loro posizione già un anno e mezzo fa forse il Comune avrebbe subito potuto dire di essere nettamente contrario. Questo almeno è ciò che sappiamo leggendo sui giornali. Poi magari esiste un’altra possibilità. Lo dico senza che ci siano fatti, dati o elementi concreti a confermarlo. Ho però la sensazione che, al di là di ciò che Commisso ha dichiarato, in fondo possa esserci l’idea di una sua partecipazione, magari per alcuni degli spazi commerciali che vengono annunciati. Così i viola in qualche modo entrerebbero comunque nel nuovo progetto“. Perché è difficile intervenire su un’opera vincolata?  “Perché ci sono caratteri oggettivi e caratteri soggettivi. Nel caso specifico del Franchi, quando l’ingegner Pier Luigi Nervi progetta lo stadio nel 1931 produce delle innovazioni formali e tecnologiche di altissimo livello. Nelle scale elicoidali, forma e funzione diventano un’unica cosa. È riuscito a realizzare un modello che è rimasto oggetto di studio nel tempo perché ha usato in maniera estremamente innovativa un materiale, il calcestruzzo, che negli anni'30 era tutto da scoprire. Lui si inventa una soluzione che lo rende resistente proprio grazie alla sua eleganza formale quasi unica. Stesso discorso per la struttura delle curve, per la pensilina e la torre di Maratona. Si può intervenire, anzi si deve. Lo stadio Artemio Franchi di Firenze ha enorme necessità di una ristrutturazione. Ma bisogna farlo cercando di integrare le nuove funzioni con quello che è da preservare”.
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