L’immagine sopra rappresenta i tre concetti attraverso cui si manovra. La manovra, però, non dobbiamo comprenderla nell’unico concetto del possesso palla. Ricordatevi che il contropiede sia lo stile di gioco. “Catenaccio” e “tiki-taka” sono delle fasi.

Ho sottolineato più volte il concetto di “funzione” a livello calcistico. Essa produce dallo schema del tecnico e non dalla sua idea; poiché “idea” concerne un atto creativo che abbia, dunque, propria origine.

Oggigiorno, sia a livello sociale che sportivo, dovremmo parlare di due princìpi:

1.Principio di emulazione;

2.Principio di combinazione.

Ovviamente, non li definirò qui, ma penso che si spieghino da soli. Voi teneteli solo presenti, visto che: tutto è collegato.

Italiano emula, cioè riprende, per esempio, dal Vianema, dal 2-2-6 scozzese, dal 3-2-3-2 della Squadra d’Oro, e successivamente combina, cioè sceglie quali parti schematiche porre all’interno della sua funzione. Eppure il tecnico viola non rappresenta “il caso”, ma “un caso”.

Infatti, come ho sempre scritto, il calcio è un libro, basta leggerlo. Ormai abbiamo scelto di renderlo così.

Andando oltre e svoltando verso Fiorentina-Spezia, il tema della distanza, della contrazione e del ritmo rappresentano la chiave con cui intendere la partita (e non solo questa).

Ad esempio, la scelta non eccelsa dei cambi, la linea eccessivamente alta durante tutto il match, l’anomalia della funzione schematica in costruzione.

Comunque, manovrare lo si può fare con e senza pallone. La conoscenza dovrebbe essere alla base delle figure dell’allenatore e del calciatore. E conoscenza implica comunicazione-amplificazione, divenire-costanza.

Le “funzionalità” (antinomia: “ruoli”) e il “tecnico” (antinomia: “allenatore”) hanno, cosa più volte da me esposta, i tre princìpi della Legge della Verticalità (unica legge calcistica per ora da me scoperta):

-Principio di ambientalità;

-Principio di convergenza;

-Principio di chinesiologia.

Ma li hanno limitati ad unica “versione”.

Quindi, manca del tutto il tentativo conoscitivo.

Una possibile soluzione difensiva a partita in corso

In Fiorentina-Spezia, Vincenzo Italiano avrebbe potuto dopo il vantaggio ottenuto, una volta osservate le difficoltà della linea arretrata, optare per tale soluzione:

1.Abbassare l’ambiente di pressione;

2.Passare ad una terza linea fissa a 4;

3.Munire il centrocampo di un terzo componente, contraendo le distanze tra la seconda e la terza linea;

4.I centrocampisti avrebbero potuto agire o sulle seconde palle del centravanti spezzino, o come raddoppio, o, in ogni caso, avrebbero occupato la “via più diretta per far gol”, complicando la costruzione offensiva avversaria.

Ciò avrebbe sfavorito i lanci lunghi su Nzola.

All’incirca il risultato sarebbe stato questo:

Non esiste il pericolo (palla o avversario), ma esistono macro/micro sezioni vuote da riempire. Non si deve ricercare la soluzione, ma le possibilità di soluzione (o ricezione). Sia in fase di possesso che non.

Lunedì spiegherò (e qui dò solo il preludio) la mia teoria: “La Scatola Difensiva”.

L’immagine sopra impone una riflessione: perché la terza linea deve stringersi, quando i passaggi interni sulla trequarti possono essere difesi dalla mediana?

E poi: perché, pur sapendo che le distanze tra terza linea e avanti fossero eccessive (in quanto lasciavano libertà di movimento a Nzola), Italiano non le ha diminuite? (pure nella fase offensiva potremmo porci il medesimo quesito)

Una possibile soluzione offensiva a partita in corso

I moduli del calcio, ma, in generale, tutte le idee calcistiche sono sempre state volte alla “saldezza” della propria compagine.

Oggigiorno, sembra che la “cultura difensiva” (la chiamo così per facilitare la comprensione) stia perdendo il suo “fascino”. Detta alla mia maniera: si crede che “l’avere la palla” sia attaccare e “il pressare” sia il difendere. Ma il pressing non è il recupero palla e il possesso non implica di per sé attaccare, o manovrare.

Nessun tecnico basa le sue conoscenze sull’ambiente calcistico propriamente detto (lo considera, certo, ma in maniera limitata).

Distanza, contrazione e ritmo, già solo conoscendo questi tre concetti si conosce la manovra. E, conoscendo la manovra, già si possiede la capacità tattica.

Faccio due esempi: il 4-3-3, modulo all’incirca assunto dall’Italia di Vittorio Pozzo, era inteso come “difensivo”, il 4-2-4, ideato da Marton Bukovi, usato dalla Grande Ungheria ed esportato dal Bela Guttmann, era inteso come “difensivo”.

Adesso, però, viriamo sull’argomento anticipato dal titolo.

Prima è stata data una soluzione difensiva, ora passiamo a quella offensiva:

L’immagine, diciamo, rappresenterebbe le posizioni “di partenza” assunte dai calciatori viola, seguendo quanto anticipato nella soluzione difensiva.

Vorrei svelarvi un principio della “Scatola Difensiva” (la “rotazione”), ma preferisco attenermi ai piani. Qui vi indico, per poi andare a concludere l’articolo, soltanto i movimenti delle tre punte coi rispettivi supporti. Dunque, rimango nelle idee calcistiche di Italiano, dandovi (poiché mi sono dilungato troppo) un’unica possibilità schematica:

Immaginiamo: recupero palla, lancio lungo sul centravanti. L’ala (qui sinistra) si accentra con diagonale interna. Sponda (sempre fatta del centravanti). Imbucata dell’ala (sinistra) per l’ala opposta (qui destra).

Manovra rispettata nei sui tre concetti: distanza, contrazione e ritmo. La rapidità dell’evoluzione di tale soluzione non avrebbe dato possibilità alla retroguardia avversaria di ben organizzarsi.

Inoltre, portare l’ala opposta a tagliare il campo in diagonale (/), o parallela (—) poteva essere una soluzione utilizzabile anche nella costruzione sulle fasce, sia dopo recupero palla che durante il possesso.

Esempio:

Costruzione laterale destra: triangolo fluidificante destro (n.5), ala destra (n.10) e mezzala destra (n.8). La sfera finisce dal punto 1 al punto 2 (vi salto tutte le variabili del caso), mentre l’ala sinistra (n.11) si muove in parallela o diagonale verso proprio il punto 2:

Scambio rapido n.11-n.8 e, la palla, dal punto 2 va verso il punto 3, dove la mezzala sinistra (n.6) si inserisce.

La non-conoscenza ambientale e il campo visivo dei calciatori viola:

La “Visione del calciatore” sarà un tema sul quale ritornerò domani. Qua voglio solo analizzare quanto il titolo dice in due brevi punti:

1.La scelta dell’oggetto di concentrazione viene fatta “osservando” le possibilità di ricezione avversarie. La scelta non deve essere fatta anticipatamente. Cosa che la Fiorentina (e le altre squadre), invece, fanno: scelgono fin da subito il pallone o il calciatore e si focalizzano esclusivamente su uno dei due “pericoli”. Chi si trova lontano dalla zona palla osserva la sfera da gioco e i ripiegamenti vengono fatti a memoria, come se l’avversario non dovesse far altro (ed è così, visto che la fisicità pura (e non l’abbinamento con la creatività) è la scelta del calcio odierno). 

Infatti, i cambi non volgono, tranne che nella estremizzazione dovuta al tutto o niente (cosa, comunque, sempre più rara), alla tattica. Una funzionalità può essere sostituibile (se titolare) e sostituto (se panchinaro). 

L’elevata pressione e la mancanza conoscitiva dell’ambiente (data proprio dalla scelta preventiva dell’oggetto di concentrazione) portano all’effetto più facile: la palla lunga, o, nel nostro caso, larga. I gol subiti rappresentano soltanto il collasso (conseguenza dell’abbassamento prestazionale fisico e, dunque, d’una ripetizione mnemonica rallentata (sotto ritmo standard)) schematico.

2.Durante la fase di impostazione (qui suddivido in fasi per facilitare la comprensione) chi compie il passaggio “decisivo” deve avere il corpo rivolto frontalmente e non spalle alla porta. Per decisivo non si intende soltanto l’assist, che nel calcio odierno rappresenta solo il passaggio finale (dico questo, perché osservo le partite ed è raro vedere un passaggio Iniesta-Dani Alves, o Insigne-Callejon oggigiorno), per decisivo si intende anche il passaggio che porta a “finalizzare”.

Gli uomini di Italiano non impostavano corpo rivolto frontalmente (cioè non creavano possibilità di passaggio “decisivo”) e quando ricevevano palla, con tale posa del corpo, le distanze non favorivano lo sviluppo verticale della manovra, tramutandosi in possesso vettori orizzontale e basso.

Poi domani si avranno ulteriori delucidazioni.

Intanto, però, questo è tutto.

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