La prima sconfitta della Fiorentina dell’anno, come sottolinea La Repubblica, è un condensato di vecchie e cattive abitudini e ostacoli da smussare in vista di una stagione in cui società, allenatore e giocatori hanno dichiarato di voler alzare l’asticella. Certo, i viola non erano da Champions dopo Marassi e non sono da buttare dopo Vienna, ma i miglioramenti devono investire tanti aspetti.La prima cartolina negativa che Italiano si porta dietro dall’Allianz Stadion riguarda la qualità delle giocate: dai rinvii poco precisi di Terracciano ai cross fuori misura di Dodò, ai viola è mancata quella precisione necessaria per trasformare in pericoli la mole creata e per gestire con tranquillità le varie fasi della partita. Un dato che Italiano ha sottolineato come chiave della sconfitta in Conference: «Ci è mancata la qualità, è quella che fa vincere la partita», ha detto il tecnico. Non ottimo nemmeno l’approccio alla gara e la gestione del primo tempo: il Rapid cercava situazioni per scaldare un ambiente già molto infuocato di suo e la Fiorentina invece di travestirsi da pompiere ha alimentato il tutto: il fallo ingenuo di Mandragora, il nervosismo di Bonaventura per la difficoltà nel trovare la posizione, il tackle leggero di Milenkovic che ha originato il corner del rigore sono fotografie di un ingresso soft alla partita che la Fiorentina non si può permettere contro nessun avversario. E poi ci sono i lasciti dell’anno scorso: la poca cattiveria sotto porta e la difficoltà a svilupparegioco con squadre chiuse. Sul primo punto né Nzola né Beltran a Vienna hanno saputo cogliere l’occasione giusta, con due ottime chance non sfruttate, mentre sul secondo la riprova ci sarà già domani contro il Lecce. Infine c’è il fattore turn over: già domani con il Lecce ci saranno alcune rotazioni con Christensen, Parisi, Beltran e Infantino che si candidano per una maglia da titolare. Dopo la conferma della stessa formazione tra Genova e Vienna una nuova linfa potrebbe arrivare proprio dai cambi.

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