Borja Valero
Borja Valero

Su Radio Serie A, Borja Valero ha parlato dei suoi anni nella Fiorentina, dell'amore per Firenze e di molto altro…

Montella, giocatori passati a Firenze e Sousa

Le sue parole:

“Firenze non la conoscevo come città e non avrei mai pensato che ci fosse una passione così forte. Veniva da stagioni difficili, ma la nostra stagione nel 2012 è iniziata subito bene. Montella ci ha dato molta libertà di esprimerci e si è visto un gioco bellissimo, è cresciuto lui come allenatore e siamo cresciuti noi come giocatori. In quegli anni sono passati giocatori incredibili. Jovetic, Alonso, Gilardino, Salah… Quando sentirà questi nomi, il tifoso della Fiorentina avrà una lacrimuccia. Nessuno si aspettava che Salah fosse così forte, noi l’abbiamo aiutato a far sbocciare la sua carriera, sono stati solo 6 mesi ma avere insieme a noi un giocatore di quel livello è stato incredibile. Avremmo meritato di ottenere di più, magari vincere quella Coppa Italia. Sousa? Ebbe un impatto bellissimo sulla squadra, i primi 7-8 mesi veramente abbiamo giocato un calcio bellissimo e portavamo le vittorie a casa. Peccato che nel mercato invernale di quell’anno non siamo riusciti ad avere quella spinta in più per poter rimanere su, perché potevamo almeno provarci”.

Borja Valero
Foto ACF

L'amore per Firenze e un possibile futuro da allenatore

"Con Firenze è stato amore a prima vista. Non pensavo che fosse così. È stato un mix tra città, il carattere dei cittadini, l’amore della gente per la squadra. A Firenze ci sono poche altre cose rispetto alla Fiorentina, mio figlio è arrivato qui a 2 anni, ora ne ha 14. Mia figlia piccola è nata qui. È una città unica, tutti si sentono fortunati di essere nati qui, orgogliosi di essere fiorentini. Ma essere fiorentini per scelta, come ho fatto io, credo dia un valore in più, e loro mi hanno sempre ringraziato per la scelta di vivere qui pur senza avere vincoli di lavoro con la società. Per me è una cosa unica, quando si parla di libertà di fare quello che si vuole, per me stare qui è il massimo. Io allenatore? In tanti avevano in mente che potessi diventare subito allenatore, pensavano che per quello che ero stato in campo potevo essere un grandissimo allenatore. Ma è una cosa che al momento non mi chiama l’attenzione. Sto provando a sviluppare un progetto per i settori giovanili, mi motiva di più. Poter insegnare ai giovani, una base che in Italia manca un po’. Spero di poter fare presto qualcosa, ma con i bambini, non con i grandi”.

Belgio, Tedesco: "Tanti infortuni, ma non ci scoraggiamo. Lukaku è..."
Beltran, dalla fiducia di Palladino all'intesa con Kean

💬 Commenti