Attimi di ansia e curiosità alle stelle. Sono questi, forse, i sentimenti provati dai tifosi viola nelle ore recedenti alla prossima sfida di domenica contro il Cagliari. Non tanto per la caratura dell'avversario (di medio-alto livello, visto lo straordinario inizio di stagione dei sardi), ma per quello che Cagliari-Fiorentina rappresenta e può rappresentare per i supporters gigliati. Inutile dire che non sarà una partita a caso, il ricordo andrà ad un'unica persona, Davide Astori, eterno capitano viola e giocatore isolano per sette stagioni. Entrambe le piazze sono rimaste a pezzi dalla perdita del loro ragazzo, una ferita che non si riemergerà mai. Ma il tempo passa e da una tragedia si prova ad emergere nel migliore dei modi per crescere sempre più. Lo stanno facendo entrambe le società, puntando sui giovani, sul senso di appartenenza e sull'attaccamento alla maglia, oggi un fattore andato quasi del tutto perso. Chissà come Montella deciderà di disporre i suoi undici uomini in campo. Negli ultimi giorni sono salite le quote di Dusan Vlahovic titolare al posto di un disorientato Boateng, con Lirola a tutta fascia e Chiesa più offensivo. Sarebbe normale una scelta simile, alla luce delle due gare contro Sassuolo e Parma, durante le quali la presenza di Vlahovic ha influito e non poco. Non sarà la solita trasferta marchiata dal "difficile" di circostanza pronunciato dagli allenatori in conferenza stampa. Domenica si lotta per un posto tra le prime sette, per tornare a contare, per l'Europa. La Fiorentina ha le carte in regola per farlo, così come il Cagliari sta dimostrando di avere gli attributi per tornare internazionale dopo la semifinale di Coppa UEFA persa contro l'Inter nel 1994. In casa viola l'Europa è di gran lunga più recente, basta risalire a due anni fa. Ma a Firenze questa manca terribilmente e la proprietà lo sa. In città, da ormai 11 giornate, è nata una stella talmente lucente da aver ottenuto oggi, per la prima volta in carriera, la convocazione in Nazionale maggiore. Questo astro nascente si chiama Gaetano Castrovilli e si è assolutamente meritato questo premio grazie alle sue giocate e al tocco fatato che ha stregato Roberto Mancini e tutto il panorama del calcio italiano. Alla corte del ct marchigiano si presenterà anche Federico Chiesa, per ora non in lustro come qualche mese fa, ma comunque dal contributo importante. Chissà che qualche giorno a Coverciano e le due gare contro Bosnia e Armenia non risveglino nel 25 viola la grinta e la rabbia che fino all'anno scorso mandavano in tilt le difese italiane.  
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