Le giornate passano, lente. Le persone si chiedono per quanto questa emergenza durerà ancora. Non tanto per la preoccupazione stessa del coronavirus, quel male subdolo che ha messo in ginocchio l’Italia, ma per l’esasperazione di non riuscire a mettere anche solo un piede fuori dalla soglia del portone domestico, se non per beni di prima necessità. Non si fraintenda, l’intenzione non è affatto quella di criticare le disposizioni redatte dal governo, anzi. Eppure ci sono individui che non riescono a trattenersi. Per il brivido della trasgressione da un lato, e per l’incapacità di auto-imposizione dall’altro, se ne vanno liberi per i parchi fiorentini e d’Italia, pascolando come pecore. Non importa se non hanno mai fatto due passi a corsa in vita propria. L’emergenza coronavirus corona (scusate il gioco di parole) il sogno podistico delle persone, che pur rispettando il decreto, il quale non impedisce attività sportiva all’aria aperta (per ora, LEGGI QUI), affollano le aree verdi di tutta Firenze, magari mantenendo la distanza di 20cm scarsi le une dalle altre, bevendo dalla stessa borraccia o asciugandosi con lo stesso panno. Allora il dubbio sorge spontaneo: è la gente che fa di tutto per non rispettare le regole, o è lo Stato che non si adopera abbastanza perché queste vengano aggirate? Probabilmente una risposta non la si avrà neanche a fine emergenza, che si auspica arrivi il prima possibile. Per quanto riguarda Firenze, il sindaco Dario Nardella, è stato molto chiaro: o si seguono i dettami del decreto, o si dovrà sottostare a ulteriori restrizioni. Cartellino giallo per Firenze, ma anche per l’Italia intera. Del resto, lo sport è per molti un piacere, forse tra i più gradevoli della vita intera. Per questo è difficile privarsene, a maggior ragione quando si ricerca lo svago. Se poi non c’è neanche il calcio a rinvigorire le domeniche pigre che si vivono, allora tutto diventa più difficile. Ci si chiede, quindi, quando il pallone tornerà a rotolare sui manti erbosi di tutta la penisola. Il Ministro Spadafora ha lanciato il 3 maggio come data per rimandare in onda le attività sportive. Tuttavia, se ci si attiene ai risultati ottenuti dal team di infettivologi e informatici dell’Università di Genova, i quali studiano quotidianamente l’andamento dell’onda virale, il picco di infetti dovrebbe essere raggiunto intorno al 23-25 marzo. Dopo questa data, le cose potrebbero andare per il meglio, si spera con un picco inverso repentino. Molto dipenderà dai comportamenti degli italiani. Se presi dalla smania di voler tornare alla vita di tutti i giorni, questi potrebbero rischiare di formare una quantità tale di assembramenti da ritornare punto e a capo. Uscire dal picco massimo, non significa annullare l’emergenza. Dunque, la ripresa sportiva resta in forte dubbio: se sì, porte chiuse o aperte? A complicare la situazione arrivano le parole di Luca Zaia, governatore del Veneto, che teme, secondo modelli matematici, un picco di contagiati a metà aprile se le regole continueranno a non essere rispettate. I fatti, quindi, possono far pensare che riprendere il campionato all'inizio di maggio possa essere un’idea poco realistica ed anche in questo caso, tutto dipende dal comportamento degli italiani. Intanto la solidarietà non manca. Lo ha dimostrato Rocco Commisso con la raccolta fondi “Forza e Cuore”, un’iniziativa che ha poche ore di vita, ma che ha riscontrato un successo strepitoso. È molto vicino l’obiettivo 500.000 euro totali. Per adesso ci si aggira intorno ai 438.000 in due giorni. “L’idea è nata perché l’Italia sta soffrendo molto – ha detto Commisso al telefono dagli Usa - anche nella nostra Fiorentina ci sono state persone contagiate, tra i giocatori e lo staff tecnico. Era opportuno aiutare la città e quelli in prima linea, quindi portare più macchinari, mascherine, rilevatori di temperatura”. Il presidente viola ha poi proseguito, durante due interviste a Sky Sport 24 e Rai TGR Toscana, dicendo di essersi sentito in dovere di aiutare, soprattutto dopo quello che Firenze ha fatto per lui. La città gli ha regalato amore totale, Rocco ha ricambiato con aiuto e vicinanza in un momento di massimo bisogno in cui avrebbe voluto essere presente, anche perché “In Italia ci sono Joe Barone e mio figlio Joseph”. Un uomo dal cuore grande si sposa perfettamente con una città dal cuore altrettanto grande. E così sia, soprattutto quando si deve uscire vittoriosi da una situazione di grande difficoltà.      
NARDELLA: "Parlo a chi non segue le regole: o si rispettano, o più restrizioni"
COMMISSO, “Tre del nostro staff in ospedale per il virus. I ragazzi stanno bene”

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