Dott. Di Bartolomeo: "Bove? Salvato dalla velocità dei soccorsi. L'Italia è seria sulla salute"
Sul Corriere dello Sport il cardiochirurgo Di Bartolomeo ha parlato della situazione di Bove
Il prof. Roberto Di Bartolomeo, specialista italiano di chirurgia cardiaca, si è espresso sul Corriere dello Sport, aprendo una parentesi anche sul caso di Edoardo Bove.
La legge italiana rispetto agli altri paesi
“La nostra legge dà una responsabilità enorme al medico. Parliamo in termini brutali: se il paziente torna in campo e muore, viene incolpato il cardiologo. Negli Usa, in Inghilterra, in Germania e in altri paesi europei ti dicono “hai questa patologia. Se vuoi giocare fai pure, ma a tuo rischio e pericolo””.
L'Italia la più rigida in termini di salute
“Noi italiani siamo i più rigidi in assoluto. Con la salute non scherziamo. Mettersi d’accordo a livello internazionale, e nei casi meno gravi far decidere ai pazienti, non sarebbe sbagliato. Diciamo anche che per il medico scaricare tutto sui pazienti non è il massimo… noi vogliamo curare le persone e fare in modo che vivano, però fa storcere un po’ il naso il fatto che in un posto si possa giocare e in un altro no”.
Sul caso di Bove
“Cosa si è capito? Che a salvarlo è stata la velocità dei soccorsi. Otto minuti dopo il malore era già in policlinico. Su tutto il resto si è detto molto: la torsione di punta, il potassio basso, la cicatrice nel ventricolo sinistro. Ma non si hanno certezze”.
Atleti con defibrillatore in Italia
“Gli atleti con defibrillatore non sono idonei all’attività sportivo-agonistica? In Italia non lo sono. Ricordate Kanu? Aveva un aneurisma dell’aorta ascendente e fu operato, gli fu salvata la valvola aortica. La parte dilatata è stata sostituita e non aveva una protesi meccanica, eppure dovette comunque andare in Inghilterra”.