PRANDELLI: "Ribery vuole sempre vincere. Per tornare competitivi serve tempo"
Cesare Prandelli, nel corso di una lunga intervista rilasciata a Sky, ha espresso le sue idee nell'approfondimento di Giorgio Porrà, che andrà in onda prossimamente sui canali Sport:
La prima volta che ho incontrato Franck - ricorda Prandelli - gli ho detto che è in debito nei confronti della nostra squadra, quindi dovrà aiutarci ancora di più per migliorare. Ovviamente lui è un personaggio talmente a 360 gradi che è riuscito con una battuta a sdrammatizzare e a stimolare i giocatori.
La Fiorentina 2009/10? Quella squadra avrebbe meritato i quarti di Champions, viste le prestazioni delle due partite, purtroppo c’è stata come tutti ricordano una svista… speriamo sia solo una svista. Tornare a quei livelli richiede tempo, programmare una squadra non è così semplice. Ma in questo momento abbiamo buone potenzialità e possiamo velocizzare il miglioramento. Franck quando va in campo e ha la palla diventa un trascinatore perché gli è rimasto dentro quell’entusiasmo che possono avere i bambini. E' un bambino - tra virgolette - che vuole vincere. Perché tante volte noi dimentichiamo quello che abbiamo provato da ragazzini. Lui invece lo sta provando ancora adesso. E trasmette entusiasmo e voglia di vincere anche le partitelle. Riesce a trascinare i compagni: in campo è un grande esempio per tutti. Il primo Ribery è stato un giocatore devastante perché quella fascia la faceva con grande intensità e dal limite dell’area di rigore aveva sempre una grande lucidità.
Ovviamente il mio compito è far mantenere quella lucidità negli ultimi 20 metri e cercare di fare il lavoro sporco con altri giocatori, perchè altrimenti sarebbe impensabile che possa fare la differenza ogni volta che tocca la palla. Ho detto e sostengo che chi sa di calcio, chi ha i tempi di gioco, può giocare in tutte le zone del campo. La sua grande capacità è quella di vedere il gioco: sa quando deve accelerare, sa quando deve tenere palla per attirare due giocatori e poi liberare il compagno. E’ davvero un giocatore maturo e, paradossalmente, sono convinto che possa giocare in tutti i ruoli.
Quel Ribery del Bayern è un giocatore che ha fatto scuola, dopodichè molte squadre hanno cercato di rincorrere quei giocatori sugli esterni, come Ribery e Robben che erano capaci, nell’uno contro uno, di saltare l’avversario. E quando salti l’avversario gli equilibri tattici vanno modificati. Le superiorità numeriche che creavano le creavano proprio a livello individuale. Quando hai un grande equilibrio interiore te ne freghi dell’aspetto estetico, anzi, ne fai un vanto, perché lui ha dimostrato che, con il lavoro, l’abnegazione, la voglia di superare tutte le difficoltà, è riuscito a realizzare il suo sogno. Quando un personaggio riesce a far questo dobbiamo soltanto applaudirlo. Penso che Ribery abbia già fatto molto in questi mesi e abbia dimostrato questa grande capacità di saper leggere l’aspetto mentale, psicologico di questa città. Faccio un esempio: se ci fossero stati 80mila spettatori a San Siro per la partita Inter-Fiorentina, probabilmente si sarebbero alzati tutti e avrebbero applaudito Ribery. Ecco, in quel momento, i fiorentini si sarebbero sentiti orgogliosi di essere rappresentati da un personaggio così".
Infine una sua battuta sul ritorno a Firenze dopo 10 anni: "Tornare a Firenze per me ha significato riprovare sentimenti, emozioni forti. Nello stesso tempo, con un pensiero razionale, ho capito che ho una doppia responsabilità, non soltanto tecnica, ma anche una responsabilità nei confronti dei tifosi, visto che io mi considero e sono un tifoso della Fiorentina. Quindi avrò ancora di più questo peso. Ma sono convinto che questa è una città che se riesci a coinvolgerla, a proporle una squadra generosa e coraggiosa, ti aiuterà sempre. E so che non sarò mai solo".
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