È IL PENSIERO QUELLO CHE CONTA
I bianconeri, reduci dal poker inflitto al Parma, vorranno continuare a spingere forte sull'acceleratore. La Fiorentina, invece, reduce dall’ottimo pareggio contro l’Hellas Verona, tenterà di raggiungere la prima vittoria in campionato della seconda era di Cesare Prandelli.
È pur vero che il calendario non sia stato dei più favorevoli, ma una vittoria la si poteva strappare già prima. In particolar modo, la Fiorentina avrebbe potuto agguantarla contro l'Hellas Verona alla scorsa di campionato, ma così non è stato. Non parliamo, oltretutto, di quella sfuggita contro il Genoa: insomma, si poteva e si doveva fare di più. Lo sanno gli addetti ai lavori più disparati, lo sa anche lo stesso Prandelli. Ma adesso l'imperativo categorico vuole quella contro la Juventus, nel fortino bianconero dell'Allianz Stadium. Sarebbe più di un'impresa, certo, ma non impossibile. E da quel che si è potuto leggere tra le righe delle parole di mister Cesare Prandelli, quest'oggi in conferenza stampa, bisogna osare. Bisogna rischiare. Bisogna sfruttare qualunque occasione capiti a tiro, sposando l'altro imperativo categorico: mai mollare la concentrazione in campo. "Io in ogni partita parto con la convinzione di fare punti, con chiunque", ipse dixit. Questo vuole ed ha sempre voluto il tecnico d'Orzinuovi. Bisogna agire uniti in campo e non sfociare in individualismi. Prima di decantare il tanto agognato "calcio spettacolo", ci vuole concretezza ed unità d'intenti: altrimenti non si va da nessuna parte. E per raggiungere queste caratteristiche andava cambiata dapprima la mentalità dei ragazzi. Andava sconfitta ed allontanata quella paura di non arrivare a determinati traguardi. Alcuni di quest'ultimi offuscavano le menti di taluni giocatori e ne andava meno il rendimento sul terreno di gioco. Della serie, siamo la Fiorentina, non possiamo ritrovarci dal lato sbagliato della classifica, quella destra. E per di più non possiamo ritrovarci a giocare per la salvezza. Perché, per l'appunto, siamo la Fiorentina. Questi ed altri esempi ci racconterebbero quello che è frullato per la testa di alcuni elementi in rosa da qualche tempo a questa parte. Ed il frappè servito aveva un solo ed unico sapore: paura, paura ed ancora paura. E quella, Prandelli, pare l'abbia finalmente sradicata dalle menti dei vari Vlahovic ed Amrabat, per esempio. Quest'ultimi risultano essere quelli che più avrebbero giovato della cura del maestro di calcio: e vorrei ben vedere. Il primo s'è finalmente sbloccato: seppur esclusivamente su calci di rigore. Il secondo sembra sia ritornato finalmente quello scaligero d'un tempo: speriamo anche con il vecchio fiuto del gol. Per il momento il marocchino fa il lavoro sporco e lo fa anche bene: e questo a Prandelli basta e avanza, per il momento. Per il calcio spettacolo, lo ripetiamo, ci sarà tempo. "Calcio spettacolo? Bisogna prima ritrovare gli equilibri. La prima cosa che ho cambiato è il modo di interpretare le partite. Perché so per esperienza che se la squadra parte con un pensiero alto poi non rende bene in campo alle prime difficoltà. Anche le squadre che giocano un gran calcio, non dimenticano mai, mai la fase difensiva". Caro Cesare, sottoscrivo ogni benedetta parola. E la sottoscriverebbero anche i tifosi viola, a mio modesto modo di vedere le cose, di leggere tra le righe. Ed in periodo natalizio, pare che il mister viola sia particolarmente allegro e generoso con quest'ultimi. "I tifosi? Ad averne come loro. Lavorare a Firenze è pesante ed i tifosi sono risorse positive, assolutamente. I tifosi non ti tradiranno mai se dai tutto in campo, anche se perdi. I tifosi vedono tutto con il cuore rispetto ai critici. Darei qualsiasi cosa, la vittoria potrebbe essere un regalo straordinario per tutti”. Una vera e propria dichiarazione d'amore: una tra le tante. Ma questa ha un sapore diverso e, se domani dovessero allinearsi i pianeti che dico io, risulterà essere la più bella di tutte. E se proprio non dovesse andare come ci auspichiamo tutti, alla fine è il pensiero quello che conta.
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