Queste le parole di Renzo Ulivieri, leader dellAssoallenatori, riportate dal Corriere dello Sport: «Faccio fatica a seguire certe dinamiche quando ancora muoiono 600 persone al giorno...E il punto è esattamente questo. In un momento così delicato bisogna guadare la situazione con gli occhi di chi sta peggio. Che sono tanti. Capisco che le esigenze delle società di vertice sono fondamentali per la tenuta del sistema. Ma la pandemia ancora non permette di fare previsioni certe. Inutile usare modi e toni padronali, cercare polemiche fuori dalla storia. I campionati finiscono: sì o no? Si giocherà anche a giugno e a luglio, ovvero due mesi in più? Non si sa. Dunque per ora ci sono le leggi dello Stato e le norme della Figc che valgono. Poi vedremo come ripartire, come trovare nuovi punti di equilibrio. Bisogna garantire l’Azienda calcio, formata dai tanti club di tutte le categorie, perché il futuro è lì, lì sono i posti di lavoro. Ma è appunto questo il nodo: l’azienda non è un concetto astratto, non è solo chi ha le chiavi per aprire il portone la mattina. Ma è fatta anche della gente che ci opera. C’è la cornice ma il quadro sono le persone. E con questo intendo, tornando al calcio, migliaia di figure, istruttori, preparatori e collaboratori che hanno meri redditi da lavoro, anche al di sotto delle medie nazionali. Su questi stipendi non è ammissibile pensare ad alcuna riduzione. Per umanità. E per giustizia. Ora come ora si deve provvedere prima a garantire loro. Premesso questo, per quello che ho registrato nei colloqui che ho avuto in questi giorni con molti di loro e per quello che leggo mi pare che si possa parlare non solo di disponibilità ma anche di volontà da parte degli allenatori di A nel dare il proprio contributo concreto per uscire da questa situazione».
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