È il campo che parla. Acquistare giocatori, anche blasonati, non comporta un miglior risultato e una migliore autostima di gruppo o personale. Il sistema deve girare bene. Ruotare nella maniera giusta. Ogni tassello deve incastrarsi alla perfezione.

Si dice ottimo calcio, ottimo risultato. La sostanza del primo è direttamente proporzionale a quella del secondo.

L’estetica calcistica è accompagnata da incomprensioni. Giocare in contropiede e giocare col possesso palla non sono idee errate. Il problema che viene costruito, attorno soprattutto alla concezione morale nei confronti del contropiede, deriva dal fatto che non si tenga conto dell’unico fattore fondamentale nell’estetica: l’efficacia. Ciò che è efficace per una squadra, non è efficace per un’altra. Semplice. Perciò si può apprezzare sia il catenaccio che il tiki-taka.

L’efficacia conta e non la candida apparenza del sistema di gioco. Ad esempio, la Fiorentina contro la Roma ha dato ottima apparenza, ma scarsa efficacia. L’arbitraggio, in sé, conta relativamente. Dipende tutto dal valore che la psiche gli dà. Il compito, e qui si ritorna al “calciatore pensante”, del calciatore è di risolvere problemi. Poi dove non arriva lui, arriva l’allenatore. Ma non può sobbarcarsi l’onere tutta una figura e il resto essere fantocci mossi da fili. Leggere i pericoli è un istinto naturale che, a quanto pare, si debba ormai essere assopito.

Inoltre, prima che si vada alla ricerca di obiezioni, sarebbe meglio farsi questa domanda: per quale motivo è stato apprezzato il Barcellona di Guardiola?

L’errore, anche in questo caso, sta nel voler emulare a tutti i costi quella squadra. Senza badare alle caratteristiche intrinseche dei giocatori. Ma il danno non lo ha fatto certo quel Barcellona.

Ecco un indizio: oggi un calciatore come Gattuso sarebbero scartato a priori. Perché non si vuole formare il calciatore, seguendo le sue normali inclinazioni fisiche e psicologiche. Si vuole impostare una produzione in serie che rispetti certe normative. Normative ritenute “migliori”. Le scuole calcio, e lo ha detto anche Marco Giampaolo, sono la fine del calcio. Inculcare una morale dell’estetica non solo interna (cioè nel calciatore), ma pure esterna (cioè nell’allenatore e nel tifoso).

Infine, si può parlare di calciomercato.

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