Vincenzo Italiano ha fatto la fortuna della Fiorentina e mi sentirei di dire anche viceversa. Il tecnico siciliano sta disegnando e sta percorrendo le orme di quello che potrebbe diventare prestissimo un grande allenatore di fama mondiale. 

A volte però è capitato di vedere il tecnico intestardirsi in movimenti tattici che con il tempo sono diventati leggibili e prevedibili per gli avversari. Allora era opportuno apportare un cambiamento che potesse valorizzare quanto fatto nella stagione precedente.

Il problema vissuto di inizio stagione ha frustrato tutto, dai calciatori, ai tifosi fino a toccare Italiano stesso: la squadra crea tanto ma non segna!

Cambio di modulo? No. 

Cambio di interpreti? No. 

Cambi di concetto? No. 

Cambio di movimenti? Si.

Il vero cambiamento della Fiorentina arriva dalle retrovie, da tutti e 4 i difensori. Partiamo dai terzini che si sono altamente valorizzati: i difensori esterni devono allargarsi in fase di impostazione dal basso, e se prima avevano “solo” il compito della sovrapposizione, ora vanno dentro al campo con o senza palla nel tentativo di creare superiorità numerica a centrocampo o nel tentativo di attaccare la seconda palla o riaggredire subito una palla persa in fase di palleggio nella trequarti.

Arriviamo ai difensori centrali: il play maker non staziona davanti la difesa, ma a fare il gioco e a impostare sono proprio i difensori centrali; quante volte abbiamo visto Igor prendersi rischi e partire palla al piede fino alla metà campo? O Martinez Quarta che si mette ad impostare dal basso o lanciare lungo sventagliando palloni per i tre la davanti

Questo permette di impostare in modo più tranquillo, e se la squadra avversaria pressa alto, si trovano più spazi dietro la linea difensiva avversaria e gli esterni possono azzannare gli spazi. Una trovata geniale che ha portato la Fiorentina in finale di Coppa Italia, in semifinale di Conference (per il momento) e di dare un senso a questa seconda parte di stagione.

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