CRISCITIELLO, "Il campionato riparta a curve chiuse, ma aperti gli altri settori"
Nel corso del suo editoriale per TMW, il giornalista Michele Criscitiello ha lanciato una proposta sul futuro della Serie A e sulle partite a porte chiuse. Questo il suo pensiero: “Gli stadi vuoti è l’ennesimo controsenso. Apriamo bar e ristoranti, verso fine maggio, con locali piccoli e chiusi e non possiamo aprire gli stadi all’aperto con dimensioni enormi? Perché? Certamente non si possono aprire tutti i settori. Certo. Evitiamo gli assembramenti, ovvio. Ma in uno stadio da 50.000, 60.000 o 80.000 posti tenendo chiuse le curve che sono i settori di vero assembramento perché non possiamo vendere solo il 30% dei biglietti della capienza di ogni singolo stadio? Vedremmo spazi vuoti, certo, ma meglio che un intero stadio deserto senza un po’ di rumore e tifo. Inoltre si salverebbero, parzialmente, anche le casse delle società. Tutti parlano dei bilanci dei club ma il vero problema è il cash flow e l’unico modo per produrre denaro liquido sono botteghini, diritti tv, negozi e musei, per chi li ha. Ci saranno gli steward a garantire che ci siano almeno due sediolini tra un tifoso e l’altro. Curve chiuse, aperti solo gli altri settori dello stadio. Il nostro Paese ha bisogno di normalità e soprattutto di fare una comunicazione corretta di quello che stiamo vivendo. Precauzione sì, paranoia no. Non dobbiamo arrenderci e non dobbiamo smettere di vivere, cosa che stiamo facendo. Tre settimane fa, da queste colonne, avevo lanciato un’idea a proposito dei diritti tv e sono felice di aver letto sui giornali sabato mattina che in Lega ne stanno parlando. Per com’è andato quest’anno, anche se si dovesse riprendere il campionato, resterebbe il danno per le tv esclusiviste, quindi sarebbe opportuno un accordo tra Lega e Tv per allungare il triennio, in scadenza giugno 2021, di almeno un altro anno; significherebbe andare con i diritti al 2022, anno non casuale perché coincide con la seconda rivoluzione della tv dopo quella del digitale terrestre. Converrebbe anche alla Lega non far uscire il bando dopo un anno di serie A che si preannuncia a pezzi, per stadi semideserti o del tutto deserti e con l’immagine del campionato che perde valore (come tutti gli altri di Europa, certo). Il bando deve essere spostato al 2022 e, nel frattempo, qualcosa potrebbe cambiare, a partire dalla famigerata Legge Melandri, qualora ci fosse dopo Conte un Governo meno miope verso il calcio, capace di superare la visita oculistica quando gli mostreranno un pallone e non vedranno una pallina”.
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