EX VIOLA, Prandelli: "Italiano ha idee interessanti, speriamo gliele lasceranno esprimere"
E' stato intervistato di recente l'ex allenatore della Fiorentina Cesare Prandelli dai microfoni di Radio Bruno. Queste le dichiarazioni riproposte oggi dall'emittente radiofonica:
"Cos'era Firenze per me prima di arrivare? Mi immaginavo una città dove dalla mattina alla sera vigevano gli stessi valori e principi. Una città unita, con senso d'appartenenza. Un vero e proprio sentimento. Senti di appartenere ad una famiglia. Sentimento del "noi siamo la Fiorentina". Da lontano avevo capito fosse un sentimento forte. Cosa c'era di diverso rispetto a Juventus ed Atalanta? A Torino è più una tifoseria nazionale. A Bergamo è come Firenze, ma più stretto nel locale, diciamo. A Firenze, invece, hanno incluso anche persone esterne, oltre ai fiorentini. Io ho sempre detto ai miei giocatori che se non partecipi attivamente con i tifosi, non capiranno mai. Dopo 5/6 mesi dal mio primo arrivo qui, la squadra andava bene ma mi fermavano e mi dicevano quelle cose che non andavano bene. Restavo perplesso. Una sera rimasi folgorato guardando a casa in tv un documentario sul disastro dell'Arno. Da lì ho capito cosa volesse dire l'unità e la compattezza della città di Firenze, abbandonata i primi tempi dai politici. Poi arrivò un camion con questi politici, con tutta la gente che inveisce contro di loro. Spinsero il camion impantanato. Nonostante i nervi tesi. Firenze è un popolo molto solidale con chi ne ha bisogno. E lì ho capito che potesse essere la città giusta per me. L'abbraccio del Franchi per la scomparsa di mia moglie Manuela? Un minuto interminabile. Lì ho capito ancora di più quanto questa città potesse darmi. La mia partita perfetta con la Fiorentina? Ce ne sono state parecchie. Quella con l'Eindhoven forse quella dove avevamo davvero capito di che forza disponessimo. Era una squadra che stava crescendo. Quando hai un gruppo che ti segue, che non alza nessuna discussione nasce una particolare alchimia. Diventi un riferimento in tutti i sensi. Quei giocatori sono stati straordinari, non mettevano in discussione nessuna proposta avanzata, ma la recepivano sempre con "noi" e non con "io". Non sarei mai andato via dopo quei 5 anni. Sono tanti, ma potevano essere qualcosa in più. Per me sono stati i più importanti della mia vita professionale. In cosa sono diventato fiorentino? In quel senso d'appartenenza. Essere generosi. Saranno polemici i fiorentini, ma hanno una generosità che non ho mai trovato in nessuna città. Anche nel 2020/2021. Nonostante fossi arrivato con troppi buoni propositi. Sapevo di potere rischiare, ma l'ho fatto per amore della città. Il rapporto con la città è rimasto uguale anche dopo la mia partenza. Anzi, ancora di più. Hanno apprezzato il mio atto di responsabilità. Non sono riuscito per troppo amore, ma l'affetto è intatto. Italiano? Mi auguro faccia veramente bene. Ha idee, ha avuto un grande equilibrio da calciatore. Speriamo riesca ad incidere con le proprie idee. E sono molto interessanti"
💬 Commenti