Pantaleo Corvino, ex ds viola, ha rilasciato una lunga intervista a Tuttosport:
Sulla soddisfazione più grande: «Ne ho avute tante di soddisfazioni e faccio fatica a scegliere un momento. Diciamo quando ho venduto Toni al Bayern e ho preso Osvaldo tra lo scetticismo generale. Il passaggio, lo capisco, era forte e ho sofferto moltissimo per tutto quello che si diceva. Ho dovuto anche dire, anzi, imporre a Osvaldo di vendersi la Ferrari...».
Su Osvaldo e la Ferrari. «Eravamo già criticati e lui che fa? Si presenta al campo d’allenamento in Ferrari, gira per la città in Ferrari. Lo convocai in sede per spiegargli che bastava già tutto quello che si diceva e non era il caso di passare anche per un esibizionista. Si convinse e riportò la Ferrari dove l’aveva presa. Non era arrivato per fare il titolare ma al debutto, a Livorno, fece due gol. Il campionato terminò con la trasferta con il Torino. Dovevamo vincere assolutamente per scavalcare il Milan e andare in Champions. Io di solito non vado in panchina, ma era una partita speciale. A pochi minuti dalla fine, Prandelli dice a Osvaldo di riscaldarsi. Io mi avvicino e gli dico: «Oh, mi raccomando, ora entri e fai gol». Fatto sta che va in campo e firma il gol vittoria con una rovesciata straordinaria. Una gioia enorme»
Sul rimpianto: «Ho fatto due cicli a Firenze. Ma il rimpianto è legato al secondo…Anche perché il primo andò piuttosto bene e forse non c’è stata abbastanza considerazione di quanto hanno fatto i Della Valle con Corvino. Quarti posti in serie, qualificazioni alla Champions, acquisti di livello. Dicevamo di Toni, che vinse la Scarpa d’Oro. Sì, molto bene, puoi aggiungere quattro titoli italiani a livello giovanile. Ma il mio rimpianto, dicevo, è legato al secondo ciclo, in cui credo davvero di aver dato il meglio, allestendo la squadra più giovane d’Europa. Fui richiamato anche per sistemare i conti e tagliare un monte ingaggi insostenibile, da dimezzare. Non è stato semplice. Eppure il primo anno abbiamo fatto 60 punti, il secondo 58 e al terzo anno, a fine dicembre, eravamo a tre punti dalla Champions. Il rimpianto è di non aver dato peso a quei messaggi, sbagliati, che raccontavano una situazione diversa dalla realtà, alterandola. Pensa che si arrivò a dire: la Fiorentina è in quella posizione, così in alto, solo perché il campionato non è di livello. Non era così, anche perché in un girone intero - dalla partita con la Lazio alla partita con la Lazio - avevamo perso solo due volte, di cui una con la Juve. Quella è anche la stagione in cui arrivammo in semifinale di Coppa Italia vincendo a Torino e battendo la Roma 7-1. Dopo la Lazio, arrivarono quelle dichiarazioni che incrinarono il rapporto tra l’allenatore e la proprietà».
Su cosa successe con Pioli: 
«Non lo so, credimi, ancora non lo so. Ti ripeto: non so rispondere, davvero, Io so solo che andammo a giocare con la Lazio al quinto posto e che a dicembre eravamo a tre punti dalla zona Champions. A gennaio arrivò anche Muriel, che portò 10 gol in dote»
Sulla sfida con l'Inter e Montella: «Vincenzo è una persona intelligente, sa che nel calcio alla fine contano soltanto i risultati. Sono d’accordo. Sulla carta il pronostico è per la prima in classifica. Ma sono anche sicuro che l’Inter farà molta, molta fatica a Firenze».
Su Commisso: «Commisso ha portato entusiasmo. Conoscendo la città, questo entusiasmo darà energia a tutti. Mi aspetto che faccia molto bene. Ha già dimostrato intelligenza e bravura nel prendere la Fiorentina - con un bellissimo settore giovanile e una squadra femminile di livello - a una cifra molto interessante. Il vivaio ha portato cinque titoli nazionali, a livello femminile c’è una squadra che negli ultimi anni ha vinto scudetto, Coppa Italia e Supercoppa. Commisso è stato abile e bravissimo a prendere l’intera società a quella cifra. Basterebbe pensare che con Milenkovic, Castrovilli e Chiesa ha un patrimonio che equivale già all’investimento»
Il motivo della vendita del della Valle: «Per un atto d’amore verso la città e la Fiorentina, sapendo di lasciarla a una persona capace e nelle condizioni di dare un grande futuro a questa società, a questa squadra».
Su Biraghi, Veretout, Simeone..«Mi fa piacere per loro (i giocatori ex viola che stanno facendo bene altrove ndr). Ma chi lavora commette degli errori. E sicuramente li ho commessi anch’io. Dabo ed Eysseric errori? Vero e infatti in passato ho preferito darli in prestito»
Su Chiesa«Chiesa per me è uno dei più grandi calciatori del nostro campionato e in futuro sarà da grandissima squadra».
Sull'operazione di mercato a cui è più legato: «Quella di Toni, che con noi ha vinto la Scarpa d’Oro. Io solo cinque volte ho potuto prendere calciatori con una quotazione superiore ai 10 milioni. Il top l’ho raggiunto con Simeone a 16 milioni. Con Toni era la prima volta che ne spendevo 10. Al debutto in campionato l’ho chiamato in disparte: Luca, mi raccomando, me la sto facendo sotto al pensiero di quanto ti ho pagato. Lui mi rispose: tranquillo, tranquillo. Risultato? Trentuno gol».  Su Castrovilli: «Lo presi dal Bari per un milione e la metà di Petriccione. È un piacere vederlo a questi livelli, crescere in questo gruppo di giovani italiani fortissimi. È un orgoglio per me. L’abilità tecnica. Non sai quasi messaggi gli ho mandato, anche quando era in prestito alla Cremonese, per dirgli di migliorare la corsa è la sua caratteristica più importante, di fare sempre meglio. Si è sacrificato, ha lavorato, sta raccogliendo i frutti».
Su altre proposte di mercato: «Quando raggiungi certi risultati, le proposte non mancano. Ma ero legato a Firenze e non ho mai realmente pensato di lasciarla».
Sull'essere talent scout. «A Firenze insieme a Jovetic, Nastasic, Ljajic ho preso Toni, Frey, Gilardino e altri. Serve sempre un mix di gioventù e di esperienza».
RASSEGNA STAMPA, Le prime pagine dei quotidiani sportivi
MERCATO, Berardi e Politano in pole

💬 Commenti