L'arrivo di Gennaro Gattuso sulla panchina della Fiorentina ha indubbiamente ed inevitabilmente ridato nuova linfa ai sogni e alle ambizioni della calda piazza di Firenze, da troppi anni rimasta in fase quiescente. I nomi accostati alla viola in seguito hanno poi riacceso gli animi in maniera definitiva anche ai più scettici, come fossero benzina sul fuoco: a cascata sono rimbalzate le voci riguardanti giocatori del calibro di Sergio Oliveira, Sensi, Politano, Berardi, Guedes, Corona e via dicendo che riportano alla mente i fasti di un tempo quando certe trattative erano all'ordine del giorno, o comunque non una situazione occasionale. Le parti più vicine alla società, dirigenza compresa, rimangono però più tiepide: nessuno vuole sbilanciarsi facendo il passo più lungo della gamba, consapevoli che questa squadra va ancora allestita, e che la nomina di un buon allenatore non può bastare per collocare nuovamente la viola nelle posizioni che le spettano. Non bastasse questa importante precisazione a frenare gli entusiasmi dei 'piani alti', va doverosamente aggiunta la vicenda legata al rinnovo di Dusan Vlahovic, che in maniera prorompente ha messo a tacere qualsiasi altra questione circolante intorno al mondo Fiorentina. Il cauto ottimismo della società cela in realtà un forte senso di impotenza che caratterizza qualsiasi appassionato fedele di questa squadra: un problema ahimè ricorrente per tutte le realtà che, per blasone o possibilità economiche, difficilmente possono competere con le cosiddette "big". Basta mezza stagione di livello a far passare il coltello dalla parte del manico al giocatore che diventa così assoluto padrone del suo destino, senza lasciare diritto d'appello alla società, la quale, come nel caso del giovane attaccante serbo, ha contribuito alla creazione e alla crescita di Vlahovic come giocatore di calcio. Non voglio farne di rispetto, tanto meno abbandonarmi ad inutili sentimentalismi che questo sport da anni cerca di limitare; voglio invece attenermi al mondo economico, aziendale. La Fiorentina infatti, senza ottenere la firma sul rinnovo contrattuale del calciatore, perderà tra un anno a costo zero un ragazzo che essa stessa ha portato alla ribalta, oppure sarà costretta a cederlo quest'estate ad una cifra al ribasso al miglior offerente. Il tutto, ribadisco, dopo aver contribuito fortemente all'esplosione del classe 2000, centravanti dalle indiscutibili qualità. La soluzione? Quella di sempre: accontentare in tutto e per tutto le richieste economiche del giocatore di turno, pur sapendo che, qualora Vlahovic dovesse confermare i numeri registrati in questa stagione, tra un anno probabilmente saremo punto e a capo. Un circolo vizioso dal quale squadre come la Fiorentina fanno fatica ad uscire per poter ribaltare la situazione e scalare la classifica. Lasciar partire i migliori elementi in rosa ogni anno non solo non può aiutare la squadra a crescere, ma dà anche un segnale di debolezza o, appunto, impotenza. Servirebbe un posto nelle coppe europee forse, come se anche questo potesse arrivare dalla sera alla mattina; tutte le strade sembrano quindi portare alla cessione di Vlahovic, che sia subito o tra 12 mesi ma questo non deve essere motivo per cercare alibi. Il calcio ed il calciomercato si sono evoluti, e anche la Fiorentina deve adeguarsi ed agire di conseguenza. Puntare sul classe 2000 senza remore è imperativo fino a che rimarrà a Firenze, i viola d'altronde non possono che trarne vantaggi: economici al momento della cessione (anche nel caso di una partenza immediata Pradè & co. contano di racimolare una cifra non inferiore ai 40 milioni di euro) e sportivi potendo contare su uno dei migliori attaccanti della Serie A 20/21. Da questo punto di vista la situazione sembra del tutto ribaltata, e poco importa se Vlahovic non diventerà una bandiera della Fiorentina: si può vincere e raggiungere grandi traguardi anche senza di loro.
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