“Sono l’unico creatore ancora rimasto in vita (ride, ndr)” 

Si presenta così, in esclusiva ai nostri microfoni di F1, il creatore del celebre “giglio alabardato” introdotto dai Pontello negli anni ’80 e riproposto dai Commisso per l’imminente stagione viola. Abbiamo avuto il piacere di fare due chiacchiere, nella bella cornice di Marina di Pietrasanta, con Otello Cecchi, ideatore e disegnatore del celeberrimo logo reintrodotto quest’anno dalla Fiorentina. Una “F” stilizzata nel giglio che, a dire di Otello, rimanda esclusivamente all’iniziale della parola “Fiorentina”: nulla di più. Nessuna trovata pubblicitaria, nessun rimando a case d’abbigliamento. Nessuno mai aveva davvero capito cosa si celasse dietro quel marchio, ma oggi il sig. Cecchi ce lo ha svelato:

 

“Sono Otello Cecchi, uno degli ex titolari dell’agenzia “ADMARCO”. Si chiamava così perché significava “Advertising Marketing Communication”. Era un’agenzia nata nel 1958 come studio pubblicitario, poi via via nel tempo si è evoluta. All’interno di essa eravamo io ed un altro socio”

 

Come iniziò la collaborazione con la famiglia dei Pontello all’epoca?

 

“I Pontello ci commissionarono semplicemente la possibilità di fare un lavoro pubblicitario per la Fiorentina nel 1980. E noi, naturalmente, ci demmo un po’ da fare per vedere cosa potevamo realizzare”

 

E furono loro stessi a chiedervi espressamente la realizzazione del celeberrimo “giglio alabardato”?

 

“Ma no. La verità è che loro non sapevano proprio cosa volessero effettivamente. Quello che noi gli abbiamo fatto, loro non l’avevano mai nemmeno pensato. E’ stata tutta una nostra idea. A quel tempo noi ci rivolgemmo ad alcune società inglesi, che nel settore del marketing erano quelle più evolute in quel momento, e studiammo un po’ la situazione. Venne fuori che a Firenze, come in effetti è poi nella realtà, tutti adoravano il ‘giglio’, ma noi invece avevamo un’altra idea. Volevamo fare un marchio che fosse solo della Fiorentina, di proprietà della Fiorentina. E chi voleva fare qualcosa a favore della Fiorentina, dovesse rivolgersi alla Fiorentina. E da qui venne fuori il marchio e tutte le altre azioni di mercato. Realizzazione di sciarpe, maglie, cappellini, portafogli, orologi. Facemmo di tutto”

 

E quel marchio lo disegnò proprio lei in persona?

 

“In quel momento avevamo alle nostre dipendenze un creativo di Milano. Lui partecipò a questa riunione per parlare sia della Fiorentina che dei Pontello, del marchio in sé per sé e di tutto quello che lo riguardasse. Lui era il creativo, io ero il disegnatore. Ricoprivo la carica di direttore di produzione, quello che realizzava il logo per renderlo fruibile ovunque servisse. Sui giornali, sulle riviste, alla radio ed in televisione. E lui disse a quel tempo ‘Ma se ci si riuscisse ad infilare una “F” nel giglio?’. E da lì prendemmo quella strada. Siccome il giglio non è di proprietà di Firenze, ma rappresenta Firenze e tutti lo possono adoperare, non si poteva fare di certo un’azione di merchandising. Allora pensammo di realizzare un giglio più stilizzato che avesse da una parte i motivi del giglio stesso e da un’altra la ‘F’. Quello fu il punto di partenza. Io rimisi insieme la metà del giglio e la metà della ‘F’, perché doveva essere un giglio della Fiorentina. Tant’è vero che noi la chiamavamo, anche sulla rivista che si faceva insieme, ‘La Fiorentina’, per conferire ancora più motivo di appartenenza alla squadra”

 

Si ricorda del momento in cui presentaste il progetto ultimato ai Pontello ed ai tifosi viola?

 

“Non ci invitarono a casa loro. Glielo presentammo negli uffici della società. Gli piacque. Da lì decidemmo di presentarlo dal vivo al “Golf - L’ugolino’. Lì facemmo una festa, dove c’erano anche alcuni giocatori della Fiorentina che indossavano questa maglia. C’era Antognoni: era già il Numero Dieci. Era già di proprietà della tifoseria viola. C’era anche Bertoni mi sa. Non ne sono sicuro, invece, della presenza di Merlo. Non me lo ricordo. Comunque, noi il giglio l’avevamo pensato molto grande, perché doveva essere aggressivo per gli avversari. Doveva dare l’impressione di avere una grande importanza, di fare parte di una grande squadra. Di una grande Fiorentina. Ed il numero del giocatore sulla schiena si pensò di farlo uguale al giglio, un grosso cerchio su campo bianco con il numero viola al centro. All’inizio sembrava fosse una grande soddisfazione per i tifosi…”

 

Poi cosa avvenne di preciso in seguito?

 

“Cominciarono a circolare le voci della vendita di Baggio. La sua cessione. Ed allora i tifosi cominciarono a dire che avessero fatto tutto apposta. La società spiegò chiaramente che quella ‘F’ significasse solo ‘Fiorentina’ e non voleva dire altro, non rimandava a J.D. Farrow’s o altro. Fu solo una combinazione. All’epoca quello era solo lo sponsor presente sulla maglietta, ci fu un grosso malinteso a riguardo. Però, ormai, la tifoseria si spaccò: metà era d’accordo sul marchio, l’altra metà no. Il programma del marketing ebbe un impatto un po’ difficile sulla popolazione. Sparì dallo stadio tutto, le varie sciarpe, gli striscioni e via di seguito. Perché c’era una riserva d’immagine sul logo e non lo potevano fare. Dopodiché furono introdotte bandiere e striscioni fatti in una precisa maniera, non potevano essere mescolati. Per un anno buono lo stadio era contornato da un unico motivo: il logo in sé per sé e la scritta “La Fiorentina”, anche questa fatta in una certa maniera. Era stata depositata anche quella stessa scritta. Poi non so di preciso cosa successe, su altri malumori tra i Pontello ed i tifosi viola”

 

Addirittura, dopo la cessione della società ai Cecchi Gori, i tifosi girarono festosi per le vie di Firenze con grandi bandiere con un buco al centro, proprio lì dov’era raffigurato il logo…

 

“Esattamente. Loro erano convinti che la Fiorentina fosse stata foraggiata dai Farrow’s e che avessero infilato la ‘F’ nel giglio apposta. Ma non era così

 

Durante quel periodo, i Pontello per caso la richiamarono, ebbero dei ripensamenti oppure pensarono di rimodificarlo?

 

“No. Tant’è vero che noi riuscimmo a convincerli a realizzare una rivista settimanale che raccontasse tutti i fatti inerenti alla Fiorentina. Ma non solo gli avvenimenti sportivi, partite e via di seguito. Ma che raccontasse anche i rapporti che avessero i giocatori tra di loro, tra i calciatori ed il pubblico, prese di posizione di massaggiatori od allenatori. Andammo avanti per un anno con questa storia. Poi, ad un certo punto, anche se non ne ho la certezza, i Pontello cominciarono a decidere di pensare meno alla Fiorentina. Cominciarono a pensare di poterla vendere, dando la colpa ai tifosi che, dicevano, fossero contro di loro. Ed alla fine cedettero tutto ai Cecchi Gori, che reintrodussero il vecchio logo”

 

Un passaggio che, in qualche modo, si pensava potesse spazzare via anche la questione della cessione di Roberto Baggio alla Juventus…

 

“La squadra in quell’anno lì fece un bel campionato, tra l’altro. Io ero un po’ indeciso sulla questione Baggio. Ovvio che mi dispiacque, perché era un bravo giocatore. Ciononostante, era facile dire ‘La Fiorentina fa i giocatori bravi e poi li vende’. Certo, ma non erano mica solo i Pontello a comportarsi così. Lo facevano e lo fanno tutti. Commercialmente parlando si tratterebbe anche di una cosa fatta bene. Perché se riesci a fare crescere bene un giocatore e questo, poi, diventa forte, dopo puoi cederlo e con quei soldi rinforzi la squadra. Sperando, magari, che ne escano fuori alcuni altrettanto bravi. Ma questa è un’impressione mia particolare. E mi dispiacque quando decisero di togliere quel nostro marchio, voleva dire che la gente non aveva capito nulla”

 

Ha mai più lavorato per la Fiorentina o per i Pontello in seguito a quegli avvenimenti?

 

“No, con i Pontello dopo la cessione della società interrompemmo tutti i rapporti lavorativi”

 

E ha mai più disegnato altri loghi per altre squadre?

 

“Si, certo. Ho lavorato per altre squadre dopo. Quello fu il periodo che cominciarono tutti a cambiare. Io a quel tempo lavoravo anche con Furio Valcareggi, che era quello introdotto nelle varie squadre, e con un esperto di marketing che si chiamava Benincasa. E fummo contattati dalla Lazio. Fu la prima squadra a chiamarmi per lavoro. Facemmo le nuove divise della Lazio, quelle con l’aquila disegnata con le ali che arrivavano fin sopra le maniche. Per dare l’impressione, quando i giocatori correvano, che aprissero e sbattessero le ali”

 

Trova delle analogie tra i Pontello e Rocco Commisso?

 

“Questa cosa non la saprei dire. Quando arrivò Commisso pensai ‘Bene! Un milionario americano, di origini italiane, che molto probabilmente si impegnerà ed investirà tanti soldi’. Poi la tifoseria cominciò a fare i soliti discorsi. Non avevano da criticare il marchio, non avevano nulla da dire su nulla. Però del malumore c’era comunque. Commisso ha preso la Fiorentina in una situazione critica da morire. Io personalmente non l’avrei comprata. Aspettiamo di vedere cosa succede, quest’anno sembra facciano grandi cose”

 

Lei, del resto, è anche tifoso viola…

 

“Io resterò sempre tifoso viola. E poi, mi piace il calcio e vedere i calciatori bravi. Sono anche di Firenze e ho avuto la soddisfazione di entrare negli ingranaggi della Fiorentina per fare qualcosa di abbastanza notevole, a mio avviso. La Fiorentina, tra logo e maglie nuove, era stata la prima in assoluto in Italia a compiere un passo del genere. Ad assumere un’immagine diversa, tranne che per il colore viola che è sempre rimasto lo stesso. Poi dopo ho lavorato con la Lazio, con la Triestina che era stata promossa dalla B alla A. Ho lavorato con il Cagliari, anche. A tutte abbiamo fornito lo stesso servizio, lo stesso lavoro. Sono andati bene per un po’ ma poi, siccome cambiano le proprietà e i tempi sono diversi, le società cominciano a sentire il bisogno di modificare tutto di nuovo. E’ tutto cambiato negli ultimi tempi. Anche i rapporti tra i calciatori e le società. Prima loro erano di proprietà di quest’ultime. Ora, invece, i giocatori sono liberi professionisti e le società devono sottostare alle loro esigenze”

 

Cosa ha provato quando cominciarono a circolare le voci sul ritorno del “giglio alabardato”, prima ancora che diventasse tutto ufficiale?

 

“Io l’ho saputo dalla televisione, dai giornali. Non so nemmeno chi è che ha avuto l’idea di ritornare ad usarlo”

 

Le piacerebbe che la Fiorentina la contattasse? Potrebbe essere un bel riconoscimento…

 

“In un certo qual modo sì. Potrebbe essere una grande soddisfazione personale per me. Ma intendiamoci, loro a quei tempi ci pagarono bene per tutto il lavoro svolto. Perché noi ci facevamo pagare bene. Se, invece, oggi ti dico che mi piacerebbe ricevere qualche riconoscimento a riguardo è esclusivamente per una soddisfazione personale

 

Le piacerebbe anche incontrare il presidente Rocco Commisso?

 

“Certo. Mi piacerebbe conoscerlo anche per capire veramente come questa persona abbia fatto qualcosa del genere. La sua fortuna l’ha fatta in America ma viene ad interessarsi di una squadra di calcio italiana. Non so quali siano i motivi, se sia stato chiamato da qualcuno o se sia solo per una sua bramosia di fare qualcosa di diverso dal comune”

 

E di questa Fiorentina quale giocatore le piace di più? Vlahovic, per esempio?

 

“Non lo so. Su Vlahovic sono state fatte tante chiacchiere. Lo hanno fatto giocare poco all’inizio. Lo allenavano male. Poi alla fine è venuto fuori che è molto bravo. Ma adesso, a campionato finito, sembra che stiano cambiando molti giocatori alla Fiorentina. Mi sembra un ragazzo forte e giovane, ma più di questo non posso dire. Non saprei esprimere ancora un pensiero completo”

 

Cosa si aspetta da questa Fiorentina? Un ritorno in Europa?

 

“Spero faccia meglio degli scorsi anni. La Fiorentina ha una bella storia sotto tutti i punti di vista. Ma non lo so se quest’anno possano fare bene. Le altre squadre si sono rinforzate molto. Leo Messi nella Fiorentina, per dire, non so se possa fare tutti i gol che ha fatto, ma è pur sempre Messi. Un fenomeno del genere manca a Firenze da tempo. Su Rocco Commisso, però, non ho nulla da ridire. Lui ha detto che farà una grande Fiorentina. Ed io, ora, non ho nulla da dire in contrario. Ci spero molto

 

Qui di seguito il VIDEO dell'intervista integrale realizzato dalla redazione di FiorentinaUno:

 

 

(servizio realizzato in collaborazione con Pasquale Marcantonio)

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