ESCLUSIVA F1, Babacar: “Prandelli è stato come un padre... Astori? Che ricordi con il capitano, passava da me... Ho più di qualche rimpianto, pur di tornare alla Fiorentina farei anche...”
“Babacar prende la mira e gol! Un fantastico gol all’incrocio dei pali! Babacar, signori! Ha segnato praticamente da fermo e la Fiorentina è in vantaggio!” Era il 2015 e la Fiorentina aveva dilagato letteralmente sull’Inter vincendo 3-0 allo stadio "Artemio Franchi". Il telecronista di Sky Sport era letteralmente impazzito e nessuno più sembrava poterlo contenere. Khouma El Babacar (27 anni oggi) aveva segnato il primo gol di quel match con un tiro da fuori area, da fermo, dritto dritto nel sette. Un gol meraviglioso che sa tanto di rimpianto per quello che avrebbe potuto dare in più alla Fiorentina durante quella stagione. Ed anche nelle passate. Prandelli era stato più di un allenatore per lui, Montella, invece, quello che l’aveva formato e forgiato di più. Nel complesso (prestiti vari esclusi) Babacar con il giglio stampato sul cuore ha collezionato 128 presenze e 39 gol. E lo ha fatto cominciando proprio dalle giovanili viola nel lontano 2008. Numeri impressionanti se si pensa che per la maggior parte delle volte partiva costantemente dalla panchina. Oggi il senegalese si trova in Turchia, all’Alanyaspor in prestito dal Sassuolo, e nel frattempo aiuta il paese natìo tramite la propria fondazione umanitaria. In esclusiva a F1 Khouma ci confida di avere ritrovato la tranquillità, ma che il cuore l’ha lasciato in riva all’Arno da sempre.
Come stai? Come sta andando in Turchia all’Alanyaspor? Situazione COVID-19?
“Sto bene, qui in Turchia ho ritrovato innanzitutto la serenità. Mi sto trovando bene. Intanto, se mi permetti, volevo salutare tutti i vostri lettori, sono davvero contento di quest’intervista e di questa chiamata, vuol dire che vi ricordate sempre di me anche tutt’oggi ed è una cosa molto bella. Qui la situazione covid è come in Italia, si gioca a porte chiuse e non è tanto bello, certo. Ma cerchiamo di andare avanti: come lì da voi.”
Ti manca l’Italia? Ti manca Firenze?
“Mi manca Firenze, perché se ad oggi sono conosciuto in giro come “Babacar” il merito è tutto della Fiorentina e dell’intera città. Mi hanno trattato tutti come un figlio. Non smetterò mai di ringraziarli.”
A Firenze hai fondato anche la “Trenta Fondation”, associazione umanitaria. Come nacque l’idea e come sta procedendo?
“L’abbiamo fondata tre anni fa, più o meno. Fino ad allora, per quello che potevo, ero io personalmente che portavo di tasca propria qualche aiuto economico per la mia gente in Senegal. Poi, in un secondo momento, ho parlato in primis con il mio amico Abdi – storico collaboratore ed amico di Babacar, ndr – e con tutti i miei amici di come si potessero fare le cose nella maniera più giusta possibile. Anche perché di natura io sono molto timido e quasi mi vergognavo ogni volta a raggiungere i miei connazionali sul posto per dare soldi, magliette, ecc. Volevo che avessero il meglio. Ed allora è nata la “Trenta Fondation”, tramite la quale tutti possono partecipare e darci una mano. Sul nostro sito www.trentafondation.com ci sono tutte le informazioni a riguardo. Anche Firenze stessa è stata molto generosa con noi, ci hanno anche regalato ultimamente delle ambulanze. Ti parlo di pochi giorni fa. Nonostante il momento difficile c’è stata parecchia generosità. Sono molto contenti anche i miei parenti e tutta la gente senegalese che stiamo aiutando.”
Ho notato che sei molto attivo sui social quando si tratta di seguire la Fiorentina.
“Io seguo sempre, sempre la mia Fiorentina. Pensa, invece, che quando arrivai in Italia dal Senegal conoscevo solo le grandi squadre come Milan, Inter e Juventus. All’epoca si può dire che io tifassi per l’Inter perché c’era un giocatore senegalese all’epoca nella rosa milanese, Khalilou Fadiga, e io per questo motivo tifavo loro. Poi lui ebbe problemi cardiologici e smise con il calcio. Ciononostante, una volta arrivato a Firenze, mi sono innamorato follemente della Fiorentina e tutte le altre squadre sono come scomparse nella mia testa. Non l’ho scelta io, è stato il mio cuore. E ne sono molto orgoglioso.”
Ti sei riuscito a dare una spiegazione circa la partenza difficile dei viola di quest’anno? “Bisogna analizzare il momento e riuscire a scinderlo dal resto. I giocatori singolarmente sono fortissimi e possono arrivare in alto: perché se lo meritano. Devono solo trovare la lucidità, la cattiveria e la fiducia giusta. Abbiamo vinto contro la Juventus, ragazzi. Adesso bisogna continuare su questa strada. A Firenze sono stati molto felici e se lo meritano. La cattiveria avuta contro la Juventus dovranno riproporla più in avanti. Il campionato italiano è molto difficile, lo sappiamo tutti. Forse in questa Fiorentina ci sono parecchi giovani e bisogna avere la giusta pazienza con loro, perché riusciranno ad arrivare in alto sicuramente. Ai tifosi chiedo di spingere nel loro piccolo, di questi tempi poi, più che mai. Speriamo riaprano presto gli stadi in tutto il mondo.”
Nel mercato di gennaio cosa dovrebbe fare la Fiorentina?
“Il mister Prandelli saprà bene tutto quello che va fatto. Lui vedrà dove servirebbe migliorare la squadra. Ma io, personalmente, non migliorerei nulla perché questa squadra è fortissima. L’attacco c’è, il centrocampo c’è, la difesa c’è e la porta è ben protetta. Il mister c’è. Franck Ribery che guida tutti… Insomma, mancava solo ritrovare la cattiveria giusta e la consapevolezza che noi siamo la Fiorentina, e contro la Juventus l’hanno ritrovata.”
Prandelli è l’uomo giusto al posto giusto? Che ricordi hai del Prandelli allenatore?
“È più di un allenatore, per me. È un padre. È una persona sincera. All’epoca, per quel che mi ricordo io perché ero molto giovane, negli allenamenti sembrava quasi una guerra. Livelli altissimi, sempre sul pezzo e con la giusta aggressività. Riuscirà a trasmetterla anche qui ora, ne sono sicuro. Sempre se non l’abbia già fatto negli ultimi allenamenti, guarda. Lui è una persona molto tranquilla, con tutti, ma quando serve non guarda in faccia a nessuno ed è molto determinato nel conquistare gli obiettivi. Nei momenti difficili era sempre tranquillo, un vero e proprio signore. Riusciva a trasmettere sempre positività, con le giuste parole. Sapeva sempre cosa dire ai giocatori e come comportarsi. Me lo ricordo quando mi diceva “hai prospettive illimitate”, certo. Alla Fiorentina mi aveva dato tanto, ma forse se avessi giocato da qualche altra parte, avrei avuto molte più occasioni di giocare di più. Avrei avuto il giusto minutaggio ed avrei fatto molti più gol, sicuro. Ed invece il cuore aveva scelto di restare a Firenze e per questo non posso lamentarmi. Ho avuto poco spazio, vero, sono partito quasi sempre dalla panchina. E nonostante questo, ho segnato discretamente. Non è facile, sapendo che parti sempre dalla panchina, ma l’ho fatto comunque. Ma non posso lamentarmi, ho fatto le mie scelte e quel che è stato, è stato. Ora devo pensare a rilanciarmi e qui l’ambiente molto tranquillo mi sta aiutando.”
Forse hai avuto anche qualche infortunio di troppo. Cosa facevi per tirarti su di morale in quei momenti?
“Restavo a casa con i miei amici. A ridere ed a scherzare. Guardavamo film comici per tirarmi su di morale e ritrovare la forza, perché in quei momenti è stato molto difficile risollevarmi. Soprattutto perché ero ancora un ragazzo giovane. Ma grazie ai miei amici ed alla mia famiglia mi sono sempre risollevato. Molti erano, e sono tutt’ora, amici fiorentini di Firenze. Insomma, ho avuto molto aiuto da parte loro e non li ringrazierò mai abbastanza. Sono stati momenti difficili perché oltre a non poter giocare quanto volevo, ci si mettevano anche i problemi fisici a mettere nei guai il tutto. Ringrazio loro perché sono stati la mia forza in quei momenti.”
Con gli stessi compagni invece? Fuori dal campo, cosa facevate per svagarsi? Sia ai tempi di Prandelli che dopo con Montella.
“Con Prandelli ero molto giovane e restavo a casa il più delle volte. Successivamente con Montella, non facevamo chissà che. Però uscivo con Ljajic, con Jovetic. Anche con Berna – Federico Bernardeschi, ndr – uscivo molto, ci vedevamo spesso fuori dal campo. Avevamo un buon rapporto. Anche con Pasqual mi vedevo. Lui mi aiutava molto fuori e dentro il campo. Per non parlare di Davide Astori… Lui me lo ricordo bene. All’epoca avevo un cuoco senegalese che cucinava per me e Davide passava spesso da casa mia per prendere e mangiare il cibo tipico del mio paese. Veniva spesso con la macchina da me per questo, lo faceva anche, mi pare, per la sua baby-sitter: amavano entrambi il cibo cucinato dal mio cuoco personale. Che ricordi del capitano… Sia quando giocavo che quando ero in panchina, veniva sempre a parlarmi, a tenermi sul pezzo. È stata una delle persone più importanti a Firenze e non lo dimenticherò mai. Ero molto legato anche ai magazzinieri, per dirti. Il giorno in cui andai via piangevamo insieme, ma è la vita. Si va avanti.”
Con quale allenatore ti sei trovato meglio a Firenze?
“Se togliamo Prandelli, che come ho già detto per me è stato come un padre, devo dire che con Vincenzo Montella mi sono trovato benissimo. Perché nonostante davanti a me nelle gerarchie c’era gente del calibro di Mario Gomez e Giuseppe Rossi, il mister riusciva sempre e costantemente a tenermi sul pezzo. In quegli anni avevo fatto 4/5 gol in Europa League e 10 in campionato mi pare, partendo quasi sempre dalla panchina. Nonostante questo, con mister Montella mi allenavo sempre con il sorriso: tirava fuori il meglio da te.”
Sei stato allenato anche da Iachini. Cosa ricordi in particolare del tecnico?
“Ai tempi del Sassuolo proponeva un tipo di calcio che a me non piaceva tanto, a dire il vero. E non riuscivo ad inserirmi bene. Però lo ringrazierò sempre, perché è un uomo di calcio. Se non ricordo male, in un’intervista disse che fu quasi costretto a sacrificarmi per via del gioco diverso proposto. Ma lo ricorderò sempre anche per quelle poche partite che mi fece giocare. L’esonero alla Fiorentina? Ci sta. Dispiace, certo. Ma se non arrivano i risultati aspettati è chiaro che possa succedere. È una scelta societaria legittima ed in quanto tale va rispettata. È normale che vogliano cambiare per cercare di cambiare il corso. Io, da tifoso, mi arrabbiavo quando perdevamo ma di certo non me la prendevo con lui, anzi.”
Che ricordi hai dei Della Valle?
“Belli. Sono sempre stati presenti e vicini alla squadra. Per un giocatore vuol dire tanto, quando arrivava il presidente negli spogliatoi. Significava che dovevi essere sempre sul pezzo, perché se c’è il Presidente presente devi esserlo.”
Hai qualche rimpianto di quello fatto alla Fiorentina? Se potessi tornare indietro, cambieresti qualcosa?
“Veramente ho più di qualche rimpianto. Perché la Fiorentina è la mia squadra del cuore. Sinceramente, sento di non avere dato il massimo a suo tempo. Avrei voluto dare ai tifosi molto di più di quello che ho dato. Non do colpe a nessuno, la colpa è solo mia. Potevo dare di più, potevo essere più presente, potevo evitare di incazzarmi spesso se non giocavo. Avrei voluto fare più cose. Dovevo essere più concentrato, volevo lasciare qualcosa a tutti i tifosi viola: un segno. Sarei voluto uscire dalla porta grande, ma non è stato possibile. Il mio cuore sarà sempre lì, al Franchi, a prescindere da tutto questo.”
Ti rivedremo mai più in Italia? Ritorneresti un giorno alla Fiorentina?
“Certo che ci ritorno in Italia. Ormai l’Italia è casa mia. Vediamo cosa succederà in futuro. Sarebbe bellissimo potere ritornare alla Fiorentina, certo. Guarda, pur di tornare a Firenze farei anche il portiere, per dirti. Firenze ce l’ho nel cuore e ce l’avrò per sempre. È la mia squadra e lo sarà per sempre. Anche per vivere tornerei, vediamo un po’ come vanno le cose. Ora qui in Turchia sono tranquillo, vediamo in futuro. Ormai la Fiorentina sta facendo bene e gli auguro il meglio. Con Vlahovic sono in buone mani. Se casomai, poi, un giorno dovessero avere bisogno di me per qualche golletto in più, aspetterei volentieri la chiamata ed arriverei subito. Se la Fiorentina vince con me o senza di me fa lo stesso, basta che io la veda vincere.”