Sull'essere rimasto in Italia: «La tentazione è stata forte. Ma siamo professionisti, dobbiamo rispettare le regole, con la speranza che possa finire tutto il prima possibile».
Sulla questione stipendi: «Queste sono decisioni collettive e sono certo che le varie componenti troveranno un accordo per il bene di tutti».
Su Commisso: «Ci è stato vicinissimo, lui è un po’ come un padre per noi. Ci chiama per sapere come stiamo, per sincerarsi anche del nostro umore, non tanto per toccare l’aspetto tecnico. E’ un…grande. E poi, con l’iniziativa “Forza e Cuore” è riuscito a creare qualcosa di importantissimo (sono stati raccolti oltre 859 mila euro, ndc): questo dimostra il suo legame fortissimo con Firenze con l’Italia».
Sulla ripartenza:«Sì, in questo momento la salute va messa al primo posto. Da parte nostra c’è una voglia pazzesca di tornare in campo, non vediamo l’ora, ma sono le istituzioni a doverci dire quando sarà possibile. Bisogna garantire sicurezza a tutti, a noi che scendiamo in campo ma anche a tutte le persone che nel nostro mondo ci lavorano».
Sul protocollo per la ripresa: «Alla luce della drammaticità della situazione, immaginavo che potesse andare così. Ci adegueremo, anche se sarà molto diverso, forse anche strano. Ricominciare, però, significherebbe vedere una luce in fondo al tunnel».
Sul giocare ogni tre giorni:«Non sarà facile, specie d’estate. Sono comunque certo che le varie componenti sapranno porre correttivi. Siamo professionisti, dovremo farci trovare pronti».