Sarebbe bello vedere sabato ad Udine una Fiorentina spavalda, coraggiosa, per intenderci quella dell'ultima frazione di gioco di sabato scorso al Franchi con Cutrone, Chiesa e Vlahovic insieme dal primo minuto. La sensazione è che questa squadra abbia potenzialità che in questo momento non riesca ad esprimere, complice una rosa giovane, la staffetta Montella prima Iachini poi e l'anno zero, quello della ripartenza del patron d'America. La Fiorentina vista fino ad oggi non entusiasma e forse non deve nemmeno farlo. Rocco & Co sanno benissimo quale obiettivo dovrà raggiungere Iachini. E' stato chiamato per questo, per i quaranta punti che attestino la salvezza. Se verrà qualcosa di più se ne parlerà al momento. Entrambe le parti sanno che difficilmente a fine campionato continueranno a correre insieme, non è ancora il momento del toto - panchina, resterà una buona opportunità per l'allenatore marchigiano in una panchina quella in riva all'Arno di pregevole fattezza con un lieto fine, quello di aver risollevato e ricompattato un gruppo allo sbando. Quello che non vorrei vedere invece è una squadra bassa, chiusa incapace persino di ripartire, che si affidi ai soliti lanci verso Chiesa. Ci sono avversari che possono essere aspettati ma altri che vanno aggrediti. Non ce ne voglia l'Udinese, squadra compatta e rispettabile a sole due lunghezze dai gigliati. Permettetemi però di ricordare che questo gruppo ha tirato fuori il meglio quando è stato costretto ad attaccare, a recuperare il risultato, a proporre gioco, persino in inferiorità numerica. Peraltro la trasferta di Udine assume ancora un sapore più amaro e non ci riferiamo al 'coronavirus', la gara come appreso da qualche ora si disputerà come giusto che sia in maniera precauzionale a porte chiuse, ma poiché questa partita maledetta cade nuovamente a quasi due anni da quella tragica domenica del 4 marzo dove Davide perse la vita in quella stanza d'albergo. Non si tratta di corsi e ricorsi storici non possiamo definirli tali, ma di un ricorrenza che fa male a tutti in maniera indistinta, la partita contro l'Udinese non sarà mai una partita come le altre, lo sanno Pezzella, Badelj, Milenkovic, Benassi e Dragowski orfani di quella Fiorentina di cui Davide Astori era capitano e lo sa una città intera che rivivrà quel giorno drammatico con le lacrime agli occhi ed una sguardo verso il cielo. Alfredo Verni - Direttore www.fiorentinauno.com  
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