Il punto sulle parole di Fagioli relative al caso delle scommesse illegali
Il centrocampista ha risposto alle critiche in merito al suo coinvolgimento nel caso

Il giornalista Cristiano Gatti, sulle pagine del Corriere dello Sport, si è focalizzato sulla situazione relativa al gigliato Nicolò Fagioli, coinvolto nello scandalo delle scommesse illegali.
Il punto sulle parole di Fagioli
A 24 anni, questo ragazzo si ritrova per i suoi errori in un lessico drammatico e sincero che fa a pugni con la leggerezza, la superficialità, il vuoto della storia vissuta per noia con i suoi coetanei. A 24 anni, Fagioli parla come un vecchio che ne ha viste di ogni. Grazie all’ignoranza grassa e facilona di questi tempi in cui crediamo tutti di sapere tutto, senza studiare e approfondire niente, questo ragazzo fatto uomo a velocità supersonica si ritrova ingiustamente con la testa nella gogna. Ha sbagliato (molto), ha pagato (abbastanza), sta costruendosi faticosamente una vita numero due: eppure i clamori di questi giorni lo ricollocano al centro dell’inferno. Ovvio: paga la tremenda sfasatura tra giustizia sportiva e giustizia ordinaria, la prima rapidissima, che l’ha inchiodato subito, la seconda che arriverà con calma, nei suoi tempi e nei suoi modi. Resta però inteso che la verità è una sola: Fagioli e le sue colpe sempre quelle sono, non si è aggiunta una virgola al porcaio scoperto e confessato nel 2023. E allora? E allora le persone di buona volontà, le persone che usano la propria testa e magari cercano di capire (ne saranno rimaste alcune, o no?), almeno queste persone dovrebbero buttare a mare la confusione cialtrona di questa baraonda mediatica e raccogliere il grido disperato di Fagioli, condannato all’ergastolo del fango.

Il debito con la giustizia
Il centrocampista della Fiorentina, ha condiviso un post su Instagram riguardo al caso scommesse e ai numerosi articoli apparsi in questi giorni sull’indagine in corso:
Ho pagato il mio debito con la giustizia. Con una condanna e una sacrosanta squalifica, con umiliazioni continue e giustificate, con la vergogna provata e con il rischio di non rialzarmi più. Ho raccontato della mia patologia, seria, nelle scuole, ai miei familiari, agli amici e alla stampa. Quella stessa stampa che affronta spesso le problematiche gravi della mia malattia e come affrontarle, ma che oggi mi rimette alla gogna. Ancora una volta. Ho sopportato il peso di aver commesso qualcosa di brutto. Di aver deluso tutte le persone che credevano in me. Ormai non è certo una novità: senza alcun vittimismo, ho passato un periodo buio, ho sofferto di una brutta patologia e questa non è assolutamente una giustificazione. Ma vedere ora tutto questo accanimento mediatico mi sta facendo rivivere quei fantasmi. No, stavolta tutto questo non è giusto