SEMPLICE COME IL CALCIO
"Il calcio è semplice: bisogna fare gol, e noi oggi la speranza l’abbiamo avuta solo con il gol di un difensore". Così Montella al termine di quella che sul taccuino è la settima sconfitta in stagione, commentando il diciannovesimo gol della sua squadra in campionato. Tutto questo in 15 partite. Purtroppo oggi anche Torino è un segno evidente, altrettanto semplice e significativo per capire come l'aeroplanino non abbia più soluzioni a questo problema. La squadra non risponde, e quando è così è giusto che l'allenatore si prenda la colpa. Ma le mancanze in questa situazione sono da spartire. L'organico della Fiorentina è in gran parte incompleto. Non esiste un sostituto a Pezzella, in assenza dell'argentino la difesa si trasforma (lampante è la rete di Ansaldi, 4 arretrati fino alla linea dell'aria) e soprattutto non esiste una punta, né tantomeno un modulo per sopperire a questa mancanza, specie con Ribery fuori. Se a tutto questo aggiungiamo il "malcontento" di Chiesa, oggi forse più tacito del solito, che si riflette sul rendimento del numero 25, ecco allora che diventa necessario porsi delle domande e darsi delle risposte. Sì, in perfetto stile Marzullo. Montella da una parte e Pradè dall'altra, gli interlocutori principali ed i principali fautori di questa Fiorentina. Basta rabbia, basta sentire che la squadra ha giocato bene solo un tempo piuttosto che 30 minuti, basta chiedere tempo. I risultati parlano chiaro, questa media è da zona retrocessione, ed è ora necessario che a quelle domande, oltre alle risposte, si aggiungano i fatti. Qualcosa deve cambiare, come qualcosa dovrà essere fatto sul mercato. Il volto deluso di Commisso è semplice da interpretare come il calcio. Se non esiste una punta in una squadra, non puoi fare un gol in più dell'avversario.
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