COPA AMERICA, Ecco perché succede
La Copa America dimostra che il calcio sudamericano ha perso la sua identità. Ormai il business fa da padrone. In Europa abbiamo l’abitudine a questa “normalità” di vita. Bisogna dire che questa società possegga una maniera di esprimersi al quanto diretta e autoritaria. Ci obbliga ad un’unica scelta. E noi non ci opponiamo: la paura della solitudine, la spartizione in gruppi e l’impossibilità di definirsi. Adesso, tornando al calcio, quello sudamericano, e togliendo la parte in cui si espone la continua parabola dell’influenza europea nei paesi “sotto” o “meno” sviluppati, dobbiamo dire che, in questi ultimi, determinate decisioni espongono ad effetti, inerenti la differenza di classe, molto più nitidi e, per certi casi, estremi. Il vaccino che non viene dato alla popolazione, perché solo i giocatori possono usufruirne. Il vaccino come sponsor della competizione. La competizione che, pur davanti a dati spaventosi, “s’ha da fare”. I giocatori che non si oppongono, perché, in verità, sono meri oggetti economici. Nient’altro. Eppure ci si indigna stando fermi. A questo punto, ragionando per contro-condotta, poiché il mondo non si cambia, si deve ammettere che l’attività fisica e mentale è ormai diventata un hobby, o una maniera di intendere la vita secondo prescrizioni. Dai primi ammonimenti, alle scuole. Dai primi libri, ai profili Instagram. Dal lavorare, all’oziare. Perfino la storia? Machiavelli spiegava che si ripete. Se non si è d’accordo bisognerebbe non dirlo, ma “agirlo”. La vita nel mondo, e non sulla Terra, depone le proprie armi davanti alle dimostrazioni di forza. Perché una forza esista, bisogna farla esistere. Dunque, la non considerazione è la migliore delle usanze in questo caso. Ma come si può non considerare Messi?
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